Evoluzione e tendenza al bene o anche solo al meglio non sono necessariamente sinonimi.
Senza che il popolo, termine che ha, e non di poco, cambiato (evoluto?) il suo modo di essere percepito, se ne accorga, il mondo, inteso non solo come società ma anche come pianeta Terra stesso, è stato modificato fino al totale stravolgimento.
Giusto a titolo d’esempio, chi ha abbastanza memoria e senso dell’umorismo potrebbe magari ricordare i vecchi comunisti post-bellici, quelli di Peppone, e metterli a confronto con i loro nipotini di oggi. Io trovo molto divertente il fatto che gli USA, paese un tempo additato come responsabile di qualunque efferatezza, sono oggi i “buoni”, mentre i russi, per la cui squadra di calcio il comunista vero tifava quando giocava contro l’Italia, sono diventati i nemici da annientare. E che dire della signorina Schlein e dell’investimento economico orario per scegliere il colore delle mutande intonato alla circostanza? Nel caso specifico, il bicchiere mezzo pieno, di raffinato valore culturale, è che ora sappiamo che cosa mai sia l’armocromista (https://www.treccani.it/vocabolario/neo-armocromista_%28Neologismi%29/.)
Ora, a mutamenti avvenuti e a mutamenti in lista d’attesa, in questo Brave New World e certo per il bene comune è stato reintrodotto il reato di lesa maestà da applicare nei riguardi di chi paghiamo per essere al nostro servizio. Per questo devo essere molto guardingo perché, non sapendo giocare a carte, non saprei come passare il tempo da carcerato.
Mi permetto, allora, di esprimere in tutta modestia la mia perplessità da evidente ignorante, pregando di essere corretto laddove sbaglio, e dichiarandomi disponibile a cospargermi il capo di cenere.
Il 2 giugno scorso, il signor presidente della Repubblica ha dichiarato pubblicamente che la Costituzione definisce diritti e doveri dei cittadini, garantendo la libertà. A completamento, ha pure riconosciuto il diritto di ognuno alla felicità. Verbatim: “Le forme che regolano la nostra convivenza sono la declinazione di principi che ritroviamo nella prima parte della Costituzione. La centralità della persona, il riconoscimento della sua integrità e inviolabilità, il primato dell’uguaglianza tra gli esseri umani, la dignità, la libertà, la solidarietà, i diritti e i doveri caratterizzano la struttura democratica del nuovo Stato nato dalla Liberazione. Sono valori che appartengono a tutti i cittadini. Sono nostri, e vivono nella società nel passaggio tra generazioni nella partecipazione attiva alla vita civile.”
Dove stia la necessità di enunciare queste ovvietà non saprei dire, a meno che non si ponga attenzione ad un piccolo frammento in cui il presidente di tutti noi italiani parla di “rinnovamento della democrazia”. Ecco: qui io sono ancor di più impreparato. Che significa “rinnovare” un concetto universale? Mi pare sia come voler rinnovare la legge della gravitazione universale o il teorema di Pitagora. Ma certo sbaglio.
Quanto, poi, ai princìpi della Costituzione, sarebbe interessante considerarne qualcuno come, ad esempio, i numeri 1, 2, 3, 4, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 17, 21, 27, 28, 29, 31, 32, 33, 34, 41, 48, 54, 56, 57, 58, 73, 77, 78, 90, 101, 134 e 136.
Negli anni, forse a dimostrazione di un’oziosa bizzarria, mi è capitato più volte di leggere il testo della Costituzione, trovandolo sempre comprensibile anche da chi, come me, è un semplice uomo della strada intriso d’ignoranza. Oggi, però, mi accorgo di non aver capito niente, così come non capisco tante disposizioni di legge: una fra le davvero tante, l’articolo 85 TULPS.
C’è qualcuno disposto ad illuminarmi con pazienza e comprensione, magari senza esibirsi in quegli esercizi di acrobatica arte varia che io non arriverei mai a comprendere?
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