Di tanto in tanto mi capita, e anche stamattina mi ha telefonato un amico per “informarmi” che un numero impossibile da contare di siti Internet afferma che io sono stato denunciato. I denuncianti sarebbero (condizionale) un tale Patto Trasversale per la Scienza e la FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche). Il motivo, la mia posizione sulla “pandemia”, e il momento delle denunce, tre anni fa.
Ora credo sia opportuno offrire qualche chiarimento, chiarimento che, fuor di dubbio, non servirà assolutamente a nulla perché a nulla è servito in passato.
Per prima cosa, denuncia non è sinonimo di condanna, e questo con buona pace dei siti forcaioli e dei loro altrettanto forcaioli frequentatori.
In secondo luogo, io ho espresso e continuo ad esprimere opinioni dettate da mezzo secolo di ricerca svolta in prima persona, vale a dire come fa qualunque scienziato degno della qualifica. Da che esiste la Costituzione, chiunque ha il diritto di esporre il proprio pensiero (art. 21), a maggior ragione se sorretto da evidenze scientifiche.
Se, poi, si considerano i denuncianti, nel Patto Trasversale per la Scienza (ognuno ha il diritto di autodefinirsi come più gli aggrada) diventa davvero arduo trovare della scienza una traccia qualunque (vedi definizione di scienziato da parte di Enrico Fermi.) Di fatto si tratta di una sorta di nuovo Circolo Pickwick che con i personaggi di Dickens condivide l’autorità. Quanto alla FNOPI, non saprei che dire, non avendo idea di quali siano le sue ragioni di essere, ragioni che presumo essere nobilissime, e di quale sia la sua utilità, utilità che presumo essere indispensabile al mondo.
In questo paese presentare denunce è un atto che non comporta alcuna spesa e che, curiosamente, non comporta nemmeno una reprimenda se si è fatto perdere tempo alla magistratura. Quindi, chiunque ha licenza di dare sfogo al proprio uzzolo d’importunare l’occasionale nemico senza temere alcunché. Anzi, avrà il vantaggio di godere dell’incontenibile passione per il pettegolezzo di innumerevoli soggetti che non aspettano altro che cibo per la loro bulimia.
Comunque sia, a tre anni di distanza, io, il “reo”, non ho ricevuto alcuna notizia relativa alle due azioni legali che sarebbero state intraprese nei miei confronti.
Ciò che posso ipotizzare è che le denunce non siano state sporte. Il che mi pare la possibilità più ovvia, non potendo pensare che un avvocato consigli al cliente di procedere in un percorso che non lascia alcuna possibilità di successo, e arrivi addirittura ad assecondarlo. Ma, dopotutto, che importa? Lo scopo è stato raggiunto con una miriade di giornaletti senza carta compilati da “giornalisti” con le virgolette che non solo hanno diffuso una falsità evidente, ovviamente senza il minimo controllo e, altrettanto ovviamente, senza interpellarmi come, invece, deontologia pretende, ma la cui opera resta imperitura in quel cortile planetario che è Internet.
Smentite, nessuna. Scuse, manco a parlarne. Ciò che posso dire è che quelle testate si sono qualificate senza possibilità di malinteso.
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