Era il 1957 e io, allora bambino, avevo come vicino di casa un ungherese che era riuscito ad andarsene da casa sua. I suoi amici furono impiccati in piazza. E un altro profugo ungherese fu il mio bravissimo professore di istituzioni di matematica all’università.
Era il 1970 e io, come, del resto, l’anno prima, passai l’estate in Inghilterra a studiare. Un mio compagno di scuola era un ingegnere tedesco che, da Berlino Est, era riuscito a scappare oltre il muro insieme con la famiglia. Il racconto, pur freddo, era da pelle d’oca.
Nel 1972 ero a Los Angeles per lo stesso motivo, e allora ebbi modo d’incontrare a più riprese dei cubani che, rischiando la vita, erano riusciti a lasciare la loro isola.
In tutti i casi, chi mi raccontava le vicende costituiva una minoranza. Non pochi ci avevano lasciato la pelle.
Credo sia evidente che queste persone avevano messo su un piatto della bilancia il rischio e l’incertezza del futuro, e sull’altro la disperazione di una vita, almeno per loro, indesiderabile. Giocarsi la vita valeva la posta.
Oggi un amico mi dice che lascia tutto e se ne va in Portogallo. Ma qualche giorno fa un altro amico mi aveva detto che se ne va a vivere in Croazia. E qualche mese fa una famiglia a me molto vicina si è trasferita in Costa Rica.
Guardandomi intorno, mi accorgo che quelle scelte, nessuna fatta per capriccio, sono tutt’altro che rare.
Perché?
L’Italia è stata per lungo tempo un paese dal quale emigrare. Ma lo si faceva per sottrarsi alla povertà. Poi le cose sono migliorate, e non di poco, e qui, magari con qualche mugugno, si è sempre vissuto bene o, almeno, decentemente. Non c’erano motivi per andarsene. Perché oggi ci sono? Oggi si lascia casa perché la dittatura subdola alla quale siamo, peraltro volontariamente, soggetti non è tollerabile da tutti. Oggi si lascia casa per cercare un pezzetto di Pianeta in cui si possa vivere con dignità. Oggi si lascia casa per non regalare i propri figli. Oggi si lascia casa per non morire nell’umiliazione.
Mi pare evidente che la conduzione di questo paese non sia quella che dovrebbe essere, ma chi è responsabile di questa situazione che avvilisce non solo l’anima ma anche il corpo?
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