Ecco, ancora una volta, il volo degli avvoltoi.
Mauro Bellugi, ottimo calciatore di qualche decennio fa, muore per un’infezione contratta dopo l’amputazione delle gambe subita qualche settimana prima a causa di una malattia autoimmune di natura genetica di cui soffriva e di cui era pefettamente al corrente. Chi ne ha voglia legga https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/05/15/allarme-rosso-infezioni-ospedaliere-49-mila-morti-lanno_41a0e9c5-8f5d-4373-acda-4f46014f9dd0.html e si faccia un’opinione.
Ricoverato in ospedale, viene scoperto “positivo al Covid” con tutto quanto questo significa in termini di reale gravità della patologia e di altrettanto reale accuratezza del rilevamento. E’ evidente che il Covid non c’entra per nulla con l’amputazione. Se qualcuno ha dati su un caso simile a livello planetario, si faccia avanti, medici ovviamente compresi. Ma che importa? Iene, sciacalli e avvoltoi non hanno mai guardato per il sottile. Se non trovassero cadaveri, quegli animali faticherebbero a sopravvivere. E così è per chi vive di Covid, magari trovando pure di che prosperare.
Ecco, allora, che quella che chiamiamo curiosamente informazione si scatena:
https://www.ilgiorno.it/cronaca/mauro-bellugi-morto-1.6046590
https://www.fanpage.it/sport/calcio/mauro-bellugi-e-morto-a-71-aveva-perso-le-gambe-per-il-covid/
https://www.fanpage.it/sport/calcio/mauro-bellugi-e-morto-a-71-aveva-perso-le-gambe-per-il-covid/
https://www.calciotoday.it/2021/02/20/inter-lutto-mort-mauro-bellugi-71-anni/
E queste, tralasciando, fra l’altro, radio e TV, sono solo alcune delle numerose testimonianze di chi c’“informa”.
Da vecchio sportivo, io ho visto tante partite giocate da Mauro e lo ricordo come splendido atleta. Chi l’ha conosciuto da uomo ne parla come di una persona gradevolissima ma, si sa, dei morti è educato fare l’eulogia e poi, se serve, di quei morti si fa altro. Il fatto è che ora si sta divorando vigliaccamente Mauro Bellugi traendo vantaggio dalla sua antica popolarità. Che si tratti della banale quanto tradizionale ignoranza di troppi giornalisti condita dalla loro tradizionale presunzione o che si tratti della loro necessità di firmare falsità per portare a casa la pagnotta non è cosa che mi riguardi. Ciò che posso affermare è che insultare la verità sfruttando la sofferenza fino al cadavere di un uomo è ributtante ed equivale ad ucciderlo una seconda volta, per di più per squallidi motivi. Ma ciò che mi nausea di più è il silenzio dei medici e dei chirurghi che si sono occupati del caso. Il loro silenzio è una cappa schiacciante di vergogna per tutta la categoria un tempo nobilissima.
Ora mi aspetto che almeno i giornalisti, vale a dire quelli che non usurpano quel titolo, pubblichino con pari clamore la verità. Tra loro, ne sono certo, c’è chi è ancora vivo.
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