Credo che la storiella della rana di Chomsky sia ampiamente nota e che non valga la pena ricordarla.
Perché la rana finisca lessa e consenziente è indispensabile che la temperatura dell’acqua sia incrementata con dolcezza perché, se l’innalzamento fosse brusco, il simpatico anfibio, così simile all’essere umano sotto tanti aspetti, potrebbe balzare fuori dalla pentola rendendo vano il nobile sforzo di chi si sta prodigando per il bene dell’animale.
Fino ad oggi i lessatori sono stati quanto mai accorti, e basta vedere la torma di rimbecilliti (rimbecilliti significa non l’essere ma l’essere trasformati in imbecilli) che viaggiano nel chiuso della loro automobile, in solitudine, con il volto “protetto” dalla salvifica mascherina. E basta entrare in un supermercato per osservare lo spettacolo di chi, seduto alla cassa, indossa i guanti. Per non dire di chi passeggia solo soletto in un bosco, accuratamente mascherato, il tutto a dispetto dell’art. 5 della legge n. 152 del 1975 e del regio decreto n. 773/31 – Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.
Ora, però, qualcuno sta osando troppo, rischiando di svegliare dall’anestesia così pazientemente somministrata chissà quanti milioni di primati senza coda. E, si sa, il risveglio intempestivo da quello stato d’insensibilità risulta spesso fastidioso.
Certo per lodevole zelo, ora quel mirabile statista che è Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, per esempio, sta eroicamente pretendendo di arrivare ai fatidici 100 gradi. Purtroppo, lo fa troppo velocemente e, da qui, manifestazioni a dir poco ostili da parte di un popolo che il 21 gennaio 1793 ghigliottinò festosamente, in una piazza gremita all’inverosimile, l’ultimo sovrano occidentale regnante per diritto divino, erede di una dinastia risalente a otto secoli prima. Oggi certe teste non rotolano più nei cestini, e questo fa onore all’umanità. Però...
Per fortuna, per nostra protezione, i saggi gestori dell’”informazione” di concerto con i nostri ancor più saggi “politici” non ci turbano riportando quanto sta accadendo nella cosiddetta Hexagone. Ma, dalle notizie che comunque trapelano, non pare che i cugini francesi siano particolarmente entusiasti del loro duce (il significato è quello latino, naturalmente.)
Spostandoci ad est di migliaia di chilometri, fra qualche giorno il Giappone darà il via ad un grande spettacolo farsesco che, spericolatamente, hanno chiamato Olimpiade del 2020.
No: non ho alcuna intenzione di fare presente come siamo nel 2021, di ricordare che cosa significhi storicamente un’olimpiade e di che cosa questa rappresenti per gli atleti. Constato soltanto che l’ansia nipponica di essere i primi della classe sta mortificando lo spirito dello sport a spese della scienza, della medicina e dell’oggettività. Constato pure come dal punto di vista economico la farsa si stia risolvendo in un bagno di sangue, con gli sponsor che si defilano e con gli stadi vuoti. Per quanto mi riguarda, io, appassionato di sport vero, non seguirò nessuna delle competizioni e mi auguro che, per motivi di dignità, fatta salva la libertà di ognuno quella dignità di gettarla alle ortiche, così facciano in tanti. Così avremo la prova che la vita sulla Terra non è estinta.
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