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La nuova normalità

il blog di stefano Mar 24, 2022

Da vecchio diventato “saggio” a furia di bastonate, da tempo non mi stupisco più al cospetto di fatti che anche solo pochi anni fa sarebbero stati inconcepibili. Mi stupisco quando qualcuno se ne stupisce.

Il Führer tedesco Adolf Hitler era stato chiaro: governare un popolo d’ignoranti è una pacchia. Forte di ciò che è impossibile non constatare, io mi permetto di aggiungere che la pacchia si accresce se gl’ignoranti sono pure duri di comprendonio.

Su ambedue i fronti si sta combattendo con successo da anni, e basta vedere che cosa esce dalle scuole, università abbondantemente incluse. Su TV, Internet e giornali non perdo tempo.

Fatto salvo un manipolo di “resistenti”, i medici stanno collaborando attivamente con chi conduce la guerra, e una delle armi è quella di far credere ai genitori di bambini problematici, magari palesemente danneggiati da certi trattamenti, che va tutto bene. Il fatto che, all’età di due anni, un bambino non parli è giudicato oggi assolutamente normale, con tutto quanto l’aggettivo “normale” è arrivato a significare. Leggete https://www.eventiavversinews.it/i-cdc-riducono-furtivamente-le-aspettative-linguistiche-pediatriche-normalizzando-ritardi-linguistici-significativi-causati-da-lockdown-e-mascherine/ e fatevi un’idea, finché un’idea sarà possibile farsela senza incorrere in sanzioni.

Di fatto, quei bambini hanno dei problemi a livello intellettivo, e potrebbero faticare a raggiungere quella che un tempo era giudicata la “normalità”.

Arrivato all’età canonica per iniziare la scuola, il bambino è una sorta di vegetale, a volte con manifestazioni imbarazzanti. Allora lo si affida a chi lo addestra con le tecniche impiegate per gli animali da spettacolo. Così, se l’addestramento avrà avuto successo, il bambino avrà acquisito abitudini meno seccanti, con grande soddisfazione di chi prova sollievo per esserne meno infastidito.

Tutto bello, ma, ahinoi, non si è mai andati alla radice del problema, e ritenere che un pappagallo capace di recitare il primo verso della Divina Commedia sia un dantista mi pare quanto meno illusorio.

È chiaro che, quando questi poveretti costituiranno una frazione rilevante della società, sarà facilissimo servirsene per fini non proprio nobili.

È questo ciò che vogliamo? O è questo ciò che siamo disposti ad accettare?

Si può fare qualcosa per invertire la rotta? Certo che si può, ma, arrivati dove siamo arrivati ora, l’impresa si prospetta come tutt’altro che facile. Specie se le vittime sono entusiaste di essere tali.

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