Da Pedro Calderón de la Barca a Pirandello, transitando attraverso Rousseau, letterati e filosofi si sono interrogati su che cosa sia la verità.
Già: che cosa è vero e che cosa non lo è?
“Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas.” Frase di Sant’Agostino che, tradotta per chi avesse distrattamente dimenticato la lingua dei nostri avi, significa “non andare fuori, rientra in te stesso, dentro l’uomo abita la verità.” Insomma, il santo consiglio a proposito della verità è quello di fabbricarsela da soli. Cosa saggia, perché, se dovessimo affidarci alle “verità” che ci piovono addosso da ogni parte, non esisterebbe una bussola con la quale orientarci.
In piccolo, basterebbe, per questo, rifarsi ai comunicati ufficiali riguardanti i numeri dei partecipanti alle varie manifestazioni pubbliche, manifestazioni delle quali, magari, si è stati testimoni, per accorgersi che i conti non possono tornare. E basterebbe aprire il libricino della Costituzione per avvedersi che le “verità” sostenute da “costituzionalisti” di Carnevale non hanno una gamba su cui reggersi.
Ora, da quando una squadra di menti fertili e ben fornite ha inventato con successo la “pandemia” corredata di “vaccini”, la confusione regna sovrana, ed è un labirinto talmente ben progettato da non lasciare possibilità di uscita, a meno di sfondare tutti i muri, ritrovandosi, magari con sorpresa, in un mondo libero.
Fra i mille e mille tranelli, c’è quello delle “verità” fatte credere con successo a quella che pare essere la maggior parte del popolo, a partire da numeri a dir poco contraddittori sulle “vittime” della “pandemia”, e mi si perdoni quello che potrebbe sembrare un abuso di virgolette, però ormai ad essere tra virgolette sono i cervelli.
Ma, a livelli davvero terra terra, lo scherzo più capillarmente diffuso è quello relativo a personaggi incaricati di controllare dati personali la cui segretezza è garantita dalla legge, oltre che dalle regole non scritte del vivere civile. Energumeni che farebbero a buon diritto parte della categoria etichettata oggi come degli “scappati da casa” stazionano davanti ad uffici pubblici ed esercizi privati pretendendo di controllare la temperatura corporea di chi in quei luoghi vuole entrare e, ancor più grottescamente, di vedere documenti che attestino lo stato di salute, una salute che, bizzarramente, riguarda solo il cosiddetto Covid e non altro.
Va da sé che il diritto a vedere quei dati è riservato a pochissime categorie di persone, e solo a fronte di autorizzazioni rilasciate per circostanze particolari, e, dunque, gli “scappati da casa” compiono un abuso su cui non si vede per quale motivo non dovrebbero tempestivamente intervenire le forze dell’ordine in primis e i magistrati subito a seguire. Invece… Invece sono proprio le cosiddette autorità ad allestire la commedia.
Sembrerà curioso che i partecipanti al Festival di Sanremo, italica palestra di autorevoli gestori di “verità”, facciano eccezione a quella che sta diventando una consuetudine accettata da quegli ovini mansueti in cui ci stiamo trasformando con rassegnazione, addirittura con chi è convinto che si tratti del “nostro bene.” Ma - mi domando – se a me saltasse il ticchio di esigere un documento medico che certificasse lo stato di salute del fegato, dell’intestino, del sangue, di organi educatamente privati… e che dire delle numerosissime malattie infettive, dall’AIDS al morbillo, che rattristano il Pianeta? Perché di quelle non c’è controllo? Perché gli “scappati da casa” non ci rassicurano? E perché gli “scappati da casa” non s’identificano mai esibendo nome, cognome e indirizzo in nome della più ovvia trasparenza? Perché questi personaggi non mostrano il documento ministeriale ad personam che li autorizzerebbe necessariamente a quegl’imbarazzanti controlli?
Su questo tema, sempre che mi arrivino “verità” e non altro, pare che a non identificarsi siano addirittura appartenenti alle forze dell’ordine, per nulla esenti dall’obbligo di essere incaricati personalmente, e con documento ministeriale che lo attesti, di eseguire quei controlli che, almeno per legge, sono eccezionali.
Ma, a proposito di “verità”, pare che, come si suol dire, tutto il mondo sia paese. Da giorni, in Canada, è in atto una corposa protesta inscenata da camionisti che hanno cinto d’assedio la capitale. Inutile dire che le stime relative ai partecipanti varino vistosamente a seconda della fonte, ma il fatto importante è che il popolo canadese ha raccolto fondi per sostenere i partecipanti alla manifestazione. Malauguratamente, la raccolta è stata fatta attraverso la piattaforma GoFundMe la quale, oltre a trattenersi una non disprezzabile porzione di quanto arriva, risponde a chi, almeno al momento, gestisce il potere. Ciò che pare sia accaduto è che la decina di milioni di dollari canadesi (cifra affidabile?) arrivata non sia finita ai destinatari, ma a enti di beneficienza di natura molto diversa dalle intenzioni dei donatori.
In altri tempi, tempi vicini nel calendario ma remotissimi altrimenti, un atto del genere sarebbe stato discusso da un tribunale, e non so con quante possibilità di assoluzione per chi ne fosse stato protagonista. Oggi… Oggi è chi gestisce la legge ad esserne istigatore.
Che fare? Lasciando da un canto gli studi e i modelli di vita agostiniani pretendendo una verità anche fuori di noi, si potrebbe rimettere in moto il cervello. Contemporaneamente, si potrebbero cancellare da ogni frequentazione gli esercizi commerciali che tengono comportamenti mortificanti per la dignità dei clienti. Poi, non si acquistano pubblicazioni complici delle illegittimità, non si sintonizza la TV su certe frequenze, si denunciano pazientemente tutti coloro che infrangono la legge, a partire dagli “scappati da casa”, e non si versa un centesimo a piattaforme o a centri di raccolta fondi sulla cui correttezza non si sia certi al di là di ogni dubbio.
Teniamo presente che il gregge è numeroso e i pastori sono pochissimi.
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