Lo sport bestemmiato

Lontano da occupare posizioni di rilievo, io ho fatto sport per tutta la vita o, almeno, fino a che le gambe mi hanno supportato (sopportato?).

Come fu per molti secoli nella Grecia che ci è stata maestra di cultura, per me lo sport è sacro e, se non lo è, non si tratta di sport ma di altro.

Insomma, per avvicinarsi a qualunque disciplina sportiva occorre cultura e purezza d’animo. Condizioni diverse equivalgono per un cristiano credente (ammesso che la categoria esista al di là delle ipocrisie correnti) ad accostarsi alla comunione in stato di peccato mortale.

Ieri sera ho visto in TV la partita di calcio tra Italia ed Ucraina, e ho assistito alla scena mortificante di una torma d’imbecilli che se la prendeva con il portiere della Nazionale italiana, reo di prestare la sua opera professionale presso una squadra diversa da quella che aggrada agl’imbecilli di cui sopra.

Ora, se si accetta la concezione di sport professionistico, vale a dire praticato da chi se ne occupa come accade per un lavoro qualunque, non vedo quale sia il problema se il lavoratore sceglie di avere per “padrone” chi gli offre qualche soldo in più, centesimi o milioni è cosa irrilevante. Se ho torto, me lo si dimostri razionalmente.

Ma non ci si ferma qui. Lo sport prezzolato dipende da una piramide al cui vertice siedono gli stessi personaggi che impongono punturine, arresti domiciliari e altre amenità. Costoro, nel chiuso del loro salottino, condividono interessi che con il bene comune non hanno nulla a che spartire, e che da anni, di fatto decenni, hanno intrapreso una campagna d’ipnosi planetaria, campagna che si sta rivelando godere di un successo sconfinato.

Chi è spettatore televisivo di eventi sportivi professionistici non potrà non avere notato come gli atleti russi e bielorussi siano privati della connotazione nazionale. Niente bandierina e niente sigla. Certo, allo spettacolo loro ci sono, e ci sono perché spesso sono di livello altissimo e attirano pubblico pagante, ma sono presentati come apolidi.

È per questo che io, mai tifoso, faccio il tifo per loro.