Lunedì prossimo, 1° maggio, sarò a Pesaro.
Ci sarò insieme con mia moglie per la manifestazione indetta allo scopo d’informare i padroni ai quali tanti si stanno consegnando che permettere la messa in opera di laboratori in cui, tra le altre amenità, si modificheranno sequenze virali non è una buona idea. Non per la quasi totalità del mondo, almeno, e neppure per le truppe cammellate, gli ascari e i kapò che prestano la loro spendibile opera a favore degli aguzzini.
Come spesso accade, alla Shakespeare, anche le tragedie hanno risvolti comici, e uno di questi è la gag del vaccino anti-cancro che rientrerebbe tra gli obiettivi di questi laboratori che richiamano così da vicino personaggi come il dottor Mabuse o il dottor Caligari. L’altra scenetta per la quale ridere è che il denaro per allestire quei laboratori lo metteremo noi. In fondo, perché no? Non si sono comprati a nostre spese i banchi a rotelle? E, allora, le docce modello Auschwitz potrebbero rientrare nel prossimo progetto. L’igiene prima di tutto!
Ormai pronti ad accogliere con entusiasmo le falcate della scienzah, non ci stupiremo se la magica tibbù ci presentasse il vaccino per vincere al lotto con ambo assicurato alla prima dose, terno alla seconda e cinquina dalla terza in poi. Fallito, chissà perché, l’allarme del vaiolo delle scimmie, la promessa di un gruzzoletto in cambio di una punturina potrebbe avere successo.
A Pesaro ci sarò anche se io non partecipo volentieri a manifestazioni di piazza, e questo per molte ragioni.
Una è che il mio pensiero viene acriticamente confuso e omologato con quello degli altri partecipanti, trascurando di capire che io sono responsabile solo di ciò che dico e faccio, e non partecipo a società d’occasione. L’abitudine è che si fa un pastrocchio generale in cui, alla fine, tutti avrebbero detto le stesse cose.
L’altra ragione è che il tempo per illustrare la propria tesi è limitato, e quasi mai è sufficiente per chiarirla. Questo, soprattutto, al cospetto di una folla non sempre attenta.
Proseguendo, io mi irrito quando sento oratori che adottano accenti da comizio e che, come è triste abitudine degl’italiani, ripetono all’infinito lo stesso concetto.
Ma la ragione principale del mio disagio è quella legata al timore che siano presenti infiltrati che, come disse chiaramente Francesco Cossiga, agiscono da agenti provocatori inviati apposta per causare disordini. Se dovesse accadere anche il minimo incidente, io me ne andrò senza perdere tempo.
E poi, c’è un’altra genia d’infiltrati, altrettanto pericolosi, se non di più perché più subdoli. Si tratta dei lupi travestiti da agnelli. Giusto per fare un esempio, sono stato informato che tra coloro che parteciperanno a Pesaro è previsto un mascalzone che ha raccontato come io abbia fatto pubblicità ad un “ciondolo magico” a scopo di lucro. Naturalmente, il personaggio non ha fornito alcuna prova, se non la ripetizione di invenzioni partorite da pettegoli suoi pari, ma che importa? Quando si spruzza “fango”, gli schizzi colpiscono comunque, e io sono un bersaglio fastidioso da eliminare. Non potendolo fare in altro modo, ci si serve di personaggi disposti ad inventare senza vergogna qualunque idiozia.
Da ultimo. È stata annunciata la partecipazione di un personaggio travestito da scienziato che avrebbe figurato degnamente in un film di Mel Brooks. Ci si limiti a riderne senza coinvolgimenti violenti.
Comunque, io sarò a Pesaro in Piazza Stefanini, dove la manifestazione è stata spostata per renderla più controllabile da parte delle forze dell’ordine.
Chi verrà si comporti in maniera civile ed educata, perché inciviltà e maleducazione la lasciamo ad altri.
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