Che, al di là di ogni possibile dubbio, io sia inadeguato alla società corrente è un fatto acclarato.
Qualche giorno fa - era domenica - percorrendo una strada del centro di un paesotto popolato da poche anime (anime... si fa per dire) m’imbatto nella vetrinetta di una libreria. In bella mostra campeggiava una copertina in cui veniva ritratto un paio di labbra ipertrofiche sormontate da un cappello. Titolo dell’opera era Che Stupida, il tutto con tanto di sottotitolo La Mia Verità.
Arrivato a casa, ho consultato immediatamente il deposito dell’onniscienza (Internet) per avere ragguagli su un testo che non poteva che essere illuminante, in primis perché pubblicato addirittura da un’autorità come Mondadori. Titolo e sottotitolo spingevano a ritenere che si trattasse di stupidità e di verità, con l’unica perplessità dettata dall’aggettivo possessivo mia. La verità – ho sempre ritenuto – non può essere di qualcuno, cioè di parte. La verità è nuda, gelida e imparziale. Ma, a sgombrare il campo da ogni possibile critica, ecco il nome dell’autrice e il tema del libro: Ilary Blasi, già consorte del calciatore Francesco Totti, metteva nero su bianco il racconto del suo matrimonio, un matrimonio fallito come tanti.
E, allora, ecco la mia inadeguatezza: “Chi se ne frega?” ho pensato. Ma, se Mondadori ha investito su quelle pagine, non può non aver valutato la clientela potenziale.
Del resto, se milioni di abitanti della Penisola indossano solo le mutande consigliate da un certo personaggio, siamo di fronte all’esercizio più puro della democrazia, un regime in cui “uno vale uno” e ciò che è giusto, ivi compresa la scienza, è decretato dai numeri. La stupidità del sottotitolo è di certo il passaporto per il successo.
Stamattina, poi, apprendo che il fiore della “scienza” illustra la motivazione “scientifica” del perché non è bene usare denaro contante. Chi pensasse che dietro a quella apparente assurdità, per di più totalmente illegittima, si celino biechi interessi come, ad esempio, il controllo da 1984 su tutto ciò che facciamo (nel cocktail ci sono le telecamere piazzate ovunque, lo spionaggio telefonico e della posta elettronica, il Telepass, le tessere di “fidelizzazione”, la raccolta porta a porta dei rifiuti e tante altre amenità alla cui violenza il mondo si presta con entusiasmo,) sbaglierebbe. Il denaro contante – assicura la “scienza” – non va usato perché inquina. Sissignori: inquina! Il perché è presto detto, per produrlo si devasta la Terra cavando metalli, si tagliano alberi e – horribile dictu! – quella roba viene toccata da chissà quante mani, tutte potenzialmente portatrici delle più spaventose malattie. La pandemia X prossima ventura sulla cui messa in scena si sta ancora decidendo?
A questo punto, da inadeguato che sono, ho pensato di mangiare escludendo le posate, fatte di metallo cavato dalla Terra come sono. Niente piatti, niente automobili, niente di tutto quanto contiene veleni minerali, a partire dal terribile ferro. Ma che dire dei mezzi pubblici? Di norma, altre ad essere di derivazione minerale, questi che ora sappiamo essere strumenti di morte sono attrezzati con chissà quante maniglie che chissà quante persone maneggiano con quelle manacce sudaticce traboccanti di patogeni.
Stante l’età, io toglierò il disturbo presto. Voi...
50% Complete
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua.