Nei salotti buoni, quelli in cui io non ho accesso, usa affermare che le sentenze dei tribunali devono essere rispettate, con questo ottenendo il consenso sicuro, almeno in astratto, e se non ci sono coinvolgimenti particolari, dei presenti.
Va da sé che, quando si tratta di rispetto, io sono sempre d’accordo, ma non credo mi si possa privare della facoltà, peraltro costituzionalmente garantita, di esprimere la mia opinione. Questo senza alcun tentativo di mendicare consensi, godere dei quali, con tutto il rispetto, mi è indifferente. E non vedo perché io non possa trovarmi in divergenza con la sentenza di un giudice, con cui essere d’accordo non è previsto da alcuna regola, fatto salvo l’obbligo di sottostare alle sue decisioni, qualunque sia l’opinione in proposito.
Molto in breve, un minorenne modenese ha necessità di un intervento cardiochirurgico e, come di prassi, occorre disporre di sangue pronto, eventualmente, da somministrargli.
Nel caso particolare, la famiglia chiede che il sangue non provenga da persone “vaccinate”, motivando la richiesta con convinzioni religiose.
Il fatto finisce all’attenzione del tribunale dei minori, la cui decisione è quella non solo d’ignorare la richiesta, ma di togliere alla famiglia quella che un tempo si chiamava patria potestà e ora è la responsabilità genitoriale per la quale, se se ne ha ne ha voglia, si può consultare l’art. 316 del Codice civile. Insomma, per sentenza del tribunale il minore potrà subire una trasfusione effettuata con sangue di provenienza non gradita ai genitori che, come impone la legge naturale prima che quella dei codici, del figlio sono i tutori.
Naturalmente io non posso sapere quale siano le convinzioni religiose del giudice, né ho facoltà d’immaginare se queste possano in qualunque maniera avere influenzato la sentenza. Né del giudice posso conoscere il grado di preparazione scientifica, ma potrei non sbagliare se ritengo sia tale da aver richiesto l’intervento di un perito. Se è così, mi domando quale sia l’autorevolezza di quel perito, quale il suo eventuale coinvolgimento nel fatto, e a quali questioni sia stato chiamato a rispondere. Mi domando pure se il perito abbia sostenuto un confronto con qualcuno dotato di autorevolezza sia in campo etico sia in campo scientifico che sostenga la tesi opposta a quella che alla fine ha prevalso.
Ma, a prescindere da questioni religiose che non mi competono, e pure a prescindere da quelle scientifiche che sarebbero di mia competenza su cui non poco ci sarebbe da illustrare e da dimostrare secondo le regole proprie della scienza, mi domando se chi ha preso la decisione sia al corrente di quella che si chiama “voluntas aegroti”, espressione latina che, alla lettera, significa “la volontà del malato.” In bioetica, l’espressione intera è “voluntas aegroti suprema lex”, vale a dire che nulla può prevalere sulla volontà del malato per quanto riguarda le scelte e le modalità dei trattamenti che gli vengono proposti. Nel caso particolare, trattandosi di un minore, è evidente che la volontà sia espressa da chi ne è tutore, cioè dai genitori. Insomma, stando ai principi di bioetica presi senza distorsioni, non c’è medico, prete o giudice che possa decidere al posto del malato, il solo a detenere il diritto di scegliere. Se non ho capito, mi si corregga.
Comunque sia, aggirare quel diritto non è difficile, a patto che si ricorra ad un espediente che a me pare situarsi al di fuori delle regole del gioco: si cancellano i genitori sostituendoli con qualcuno che decida altrimenti.
Non entro, poi, nella questione delicatissima delle conseguenze sia immediate sia a lungo termine del sottrarre un figlio ai genitori.
Egoisticamente, mi auguro solo che la sorte sia benigna con me e non mi faccia mai incontrare situazioni come questa.
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/sangue-no-vax-genitori-1.7348939
https://www.bolognatoday.it/cronaca/trasfusione-sangue-no-vax-bambino-operazione-patria-potesta.html
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