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I falsari

il blog di stefano Jun 19, 2024

Sotto molti aspetti, forse tutti, lo sport è una rappresentazione allegorica della vita da cui si possono ricavare insegnamenti o, almeno, spunti di riflessione.

Molto recentemente, il popolo dei tifosi di calcio italiani, con le vele gonfie del soffio potente e insinuante dei giornali che devono vendere per sopravvivere, ha osannato la vittoria della squadra nazionale azzurra che ha spezzato le reni all’Albania (2-1), una nazione che ha un ventesimo della popolazione italica e un PIL pro capite che del nostro è più o meno un quinto.

Potrà sembrare curioso, ma la sola voce critica che mi pare centrata a proposito della prestazione dei multimilionari nostrani è stata quella di Luciano Spalletti, il commissario tecnico della squadra. In sintesi, l’allenatore ha detto qualcosa di ovvio: la finalità della contesa è segnare più gol dell’avversario, mentre incantare il pubblico non facendo toccare palla agli antagonisti giocando “comodamente” non serve a nulla.

Cambiando solo apparentemente discorso, credo sia noto a tutti che, prescindendo da malattie furbescamente inventate a scapito dei gonzi, esistono condizioni patologiche reali nei cui confronti ben poche reti sono state segnate. Sarei tentato di dire che, ad oggi, i punti li abbia fatti l’avversario.

Mi pare sia evidente che, dando credito a quella che, sia a ragione o sia a torto è cosa fuori di argomento, chiamiamo scienza o, più correttamente, ricerca, noi dovremmo aver compiuto e continuare a compiere passi avanti, piccoli o grandi che siano, verso le soluzioni. Invece...

Ecco che qui entra una caratteristica che fa del “principe dell’universo” l’animale più stupido del Creato: la bulimia di denaro e di potere, con l’aggravante della vanità.

Tutti noi assistiamo periodicamente allo spettacolo commovente delle cosiddette maratone televisive, manifestazioni che coinvolgono di regola decine di milioni di esseri umani che si emozionano al cospetto della loro stessa generosità. Così, a scadenze regolari, per qualche giorno, si fa a gara a premere il tasto del telefonino per vedere alla televisione il numero dei soldini aumentare a dismisura. Lo scopo dichiarato di quella entusiasmante gara di solidarietà è quella di dotare i “centri di ricerca” del denaro sufficiente per sconfiggere il nemico, che sia cancro o altro.

Bene, dopo ben più di 30 anni di emozionante raccolta, non abbiamo segnato un gol. Forse abbiamo colpito qualche palo. Forse qualche rete è stata annullata per fuori gioco. Denaro tantissimo, applausi e lacrime di commozione a bizzeffe, ma, per ciò che conta davvero, nulla.

Perché? Come diceva quel tale, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E qui, se ci si sveste per un attimo dell’abito dell’ipocrisia, non può non entrare in ballo il cosiddetto conflitto d’interessi. Sì: migliaia di “ricercatori” (metto le virgolette perché non mi è chiaro che cosa cerchino) e tanti personaggi che a qualche titolo girano sulla giostra portano a casa la pagnotta con quelle generose donazioni, e, sempre pensando male, se si arrivasse mai ad una soluzione, questi dovrebbero cercarsi un lavoro.

Non perderò tempo a riscrivere delle alluvioni di denaro che caratterizzano l’attività di Big Pharma e dell’uso che di quel denaro si fa con manifestazioni sorprendenti di successo, e basti vedere i passanti mascherati e i capoccia regionali che tentano d’imporre trattamenti sanitari demenziali di cui, tra l’altro, ben si guardano dall’assumere responsabilità.

La giostra deve girare e, per fare in modo che il giro continui, è indispensabile che l’addetto ai lavori giù fino all’uomo della strada, passando attraverso i cosiddetti leoni da tastiera e i tuttologi da mescita pubblica (la TV non fa differenza), abbiano materiale su cui fondare le proprie convinzioni e con quelle, magari, massacrare chi osa sollevare il minimo dubbio. Che si fa, allora? Semplice: si taroccano i dati e, se i dati proprio non ci sono, li si inventa. Anni fa uno studente americano si laureò riportando in appendice alla sua tesi una bibliografia in gran parte inventata, con tanto di autori inesistenti. Nessuno se ne accorse, e fu lo studente stesso a confessarlo anni dopo, facendosi beffe di chi lo aveva laureato. Richard Horton, redattore capo di The Lancet, e Marcia Angell, redattrice capo del New England Journal of Medicine, affermarono separatamente che metà di quanto si pubblica in campo medico è falso. Il che, detto tra noi, è pure falso, essendo il falso molto più presente di quel 50% così pudicamente riduttivo. Basta vedere le grottesche falsità pubblicare sui vaccini e cosiddetti tali. Ma il vezzo è antico. Io stesso ne fui testimone nei primi Anni Settanta, essendo, pur come estraneo occasionale, presente alle falsificazioni.

Chi ne ha voglia legga https://www.univadis.it/viewarticle/si-dice-villa-frodi-scientifiche-e-linee-cellulari-2024a10009wf e mediti.

Fumo, tanto. Ma l’arrosto? La montagna che partorisce il topolino? Forse. Ma, a conti fatti dopo decenni, un topolino ben poco vitale. Spesso, tuttavia, quel topolino è mostruoso e aggressivo. Tanto aggressivo che ci sta divorando.

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