Se è vero quanto sostengono parecchie religioni, cioè che quando la divinità vuole mandare a catafascio un popolo lo fa impazzire, si deve ammettere che la divinità sta lavorando, che ha un curioso sense of humour e che fa scherzi sul cui buon gusto qualcuno potrebbe obiettare.
Non perdo tempo ritornando per l’ennesima volta sul festival dell’idiozia, una manifestazione di successo crescente, magari di origine divina, ma mi metto nei panni dell’uomo della strada, panni che sono anche i miei, che non ha idea di quale sia il comportamento da tenere se non vuole infrangere quella che, chissà perché, viene etichettata come legge.
Qui le difficoltà sono legate all’attimo fuggente, alla geografia con precisione millimetrica, all’applicazione particolare rispondente a un numero imprecisato di variabili, e allo stato mentale del momento di chi stabilisce, di chi controlla e di chi si abbiglia da controllore senza essere dotato delle autorizzazioni di legge (la legge vera, intendo). Poi ci sono i gestori della cosiddetta informazione, i quali, da esegeti quali sono, “interpretano” a beneficio del volgo (leggi cavie). Secondo Albert Einstein, genio dell’umanità, sempre che Capitan Vaccino non lo squalifichi sostituendolo con qualcuno che sia più degno, sosteneva che è impossibile superare la velocità della luce. Evidentemente, non poteva essere a conoscenza della velocità con cui cambiano non solo le regole, ma anche quella che è diventata “scienza”. Che sia un segno di progresso?
Stante l’avanzamento del cosiddetto Principio d’indeterminazione di Heisenberg, il tentativo d’individuare indicazioni valide, almeno per la giornata o frazione di essa, è del tutto inutile, e la sola possibilità è quella di affidarsi alla dea bendata accompagnati dall’italico “io speriamo che me la cavo.”
Nelle ultime 24 ore scarse, poi, mi sono arrivate non poche notizie, e sono certo che si tratti di una frazione minuscola di ciò che sta accadendo.
A quanto mi si fa pervenire, si starebbero richiamando in servizio i medici sospesi (tutti? qualcuno?) perché far funzionare un sistema di assistenza sanitaria senza medici o, comunque, con squadre ridotte all’osso (non mi riferisco all’ortopedia) è alquanto complicato. Mi domando che cosa accadrebbe alla Nazione se, anche solo per una settimana, si applicassero davvero alcune delle norme così allegramente partorite da chi si prende cura di noi.
In una dimensione un po’ diversa, un alto prelato campano di Santa Romana Chiesa avrebbe vietato ai suoi sottoposti di distribuire l’eucaristia se prima non si sono prestati a santa “vaccinazione.” (https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_gennaio_06/arcivescovo-salerno-solo-sacerdoti-vaccinati-possono-dare-comunione-43432490-6f17-11ec-b417-3224d6852e8b.shtml) Chissà se il personaggio è al corrente di che cosa c’è nei vaccini e di come non pochi di questi vengono prodotti. E chissà se il personaggio è stato informato sulle colonne portanti della religione cristiana.
Proseguendo, le AUSL non hanno interrelazioni, cosicché una non sa dell’altra. Limitandoci allo sport, questo comporta il fatto che una squadra, sulla scorta del placet dell’AUSL di sua pertinenza, parta per giocare una partita del gioco che le compete, per poi ritrovarsi a destinazione vedendosi precluso l’accesso alla competizione. Poi... poi, un po’ sì e un po’ no. Insomma, si gioca? Ma non ve l’ha detto l’AUSL?: “Un po’ sì e un po’ no.”
E, visto che siamo in campo sportivo, chiunque può divertirsi gratis assistendo al torneo tra Djokovic e le diverse istituzioni australiane.
Poi un amico mi telefona raccontandomi di essere stato fermato per strada dalle forze dell’ordine per un controllo di routine. “Favorisca patente e libretto.” Ma il supergreenpass? Il supergreenpass non c’era. Così, con la benevola severità del buon padre di famiglia, scuotendo la testa e agitando l’indice, lo avrebbero avvertito che potrebbe essere passibile di contravvenzione.
Riferendo sempre tutto in via ipotetica, non continuo perché non solo sprecherei la fatica, ma scriverei qualcosa che potrebbe essere del tutto smentito dopo pochi minuti.
Intanto, godiamoci questa rivisitazione della Torre di Babele che può rivelarsi come una distrazione divertente dalla condizione di schiavitù volontaria.
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