Su questo pianeta siamo in troppi. L’hanno detto “quelli che contano”, e, se l’hanno detto loro, a noi non resta che crederci. Del resto, lo dice anche la tibbù. Dunque...
L’essere in troppi comporta che non ci sia da mangiare per tutti, soprattutto per quella frazione di abitanti della Terra che si rimpinzano fino all’obesità. Quindi, per dare una lezione, dobbiamo creare una carestia. La sterilizzazione del suolo a mezzo concimi chimici, erbicidi e pesticidi costituisce già un’ottima arma d’attacco. Questo va ad affiancare le fantastiche porcherie che cadono dal cielo grazie, ad esempio, all’incenerimento dei rifiuti, e ai veleni che vengono diligentemente sparsi sui campi grazie all’uso delle provvidenziali biomasse, tra cui spiccano, tra gli altri componenti del gruppo, i copertoni dei camion. E poi, c’è sempre la guerra.
Per essere ancora più sicuri dell’effetto, basta aumentare a dismisura i costi dei trasporti, stante il fatto che la quasi totalità del cibo viaggia, e lo fa anche su distanze ragguardevoli.
Ma ci sono sistemi ancora più efficaci.
Si deve tenere conto del fatto che senza aria sono davvero in pochi ad essere capaci di arrivare a sopravvivere per qualche minuto. E su come avvelenare l’aria si sta lavorando con successo da tempo. Subito dopo l’aria arriva l’acqua: urgentemente indispensabile più di qualunque altro alimento. Da sempre, avvelenare i pozzi del nemico è un’arma di attacco quanto mai efficace, e i nemici siamo noi: tutti noi. Dall’altra parte, a combatterci, c’è un esercito numericamente piccolissimo che, però, conta sull’appoggio regalato dalle sue stesse vittime. E da qui arriva non solo l’inquinamento dell’acqua, ma la sua “carestia.”
Che stiamo vivendo un periodo di particolare siccità è sotto gli occhi di tutti. Sul perché di questo evento io ho qualche idea, ma me la tengo.
Ciò che posso dire è che la Terra è ricoperta d’acqua, che abbiamo riserve sotterranee enormi, compresi veri e propri fiumi che finiscono al mare inutilizzati. Posso aggiungere che abbiamo industrie che utilizzano quantità molto rilevanti di acqua, e tra questi gli assurdi inceneritori di rifiuti, quei mostri che, per dare una certa impressione, vengo chiamati “termoVALORIZZATORI.” Poi abbiamo un’agricoltura condotta troppo spesso male, dove l’acqua è a dir poco sovrautilizzata. Ma la follia più ridicola è quella legata agli acquedotti, modelli di colabrodo in cui metà dell’acqua non finisce ai rubinetti, rubinetti dai quali, peraltro, esce acqua che a volte è di qualità opinabile. Occorre aggiungere che l’acqua di uso domestico costituisce appena una frazione minima di tutto il consumo. Minimo, ma fondamentale per creare dipendenza e carestia. Sì, perché forse è meglio essere preparati: le probabilità che la razionino è tutt’altro che scarsa.
Se il nostro paese fosse condotto da persone capaci, di buona cultura e dotate d’intelligenza almeno normale, non una goccia andrebbe sprecata. Invece... Invece la gestione degli acquedotti è affidata a qualcuno che, nella migliore delle circostanze, un po’ d’acqua potrebbe usarla per lavare i vetri agl’incroci.
Vogliamo interrogarci sul perché?
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