Magari non è vero niente. Magari il questionario non è mai esistito. Magari, se è esistito, verteva sull’opinione a proposito delle regole del fuorigioco nel calcio e nel rugby, così curiosamente diverse tra loro.
Io sono impegnato nella ricerca scientifica da un po’ più di mezzo secolo, e così mia moglie. La scienza di un tempo, sia chiaro. Se dobbiamo analizzare dei tessuti cerebrali, ovviamente di defunti, dobbiamo interpellare un cosiddetto comitato etico il quale, prendendosi tutto il tempo necessario, dice sì o no a seconda dell’umore dei guardiani della morale, una morale moralmente improntata sull’insegnamento morale della Santa Inquisizione d’antan. Se il cervello è quello di una vacca (es. “mucca pazza”) il problema va dibattuto con cura e severità. Vedi mai che la Mucca Carolina si senta parte lesa e protesti sollevando una rivolta. La morale innanzitutto.
Ora o, meglio, qualche giorno fa, accade che… Beh, leggete https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-locale/teoria-gender-e-asterischi-scuola-lega-attacca-pd-2140607.html o https://www.riminitoday.it/cronaca/questionario-sesso-scuola-teoria-gender-asterischi-classe-provvedimenti.html oppure https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/questionario-luci-rosse-scuola-7aa5416f
Se non è vero, non sia fatta grazia di pietà a chi ha propalato una notizia falsa.
Ma se fosse vero?
Per quanto mi riguarda, io sono tutt’altro che un bacchettone, ma ritengo che certi argomenti, se proprio si giudica che sia necessario affrontarli per l’inesistenza di temi più importanti, vadano toccati con delicatezza e con la giusta preparazione da tutte le parti in causa. Perché il preside, o comunque si chiami ora il responsabile della scuola, non si sia consultato con i genitori, quanto meno con i genitori dei minorenni, è tutto da spiegare. A me, naturalmente.
Lo so: sono vecchio e fuori moda, ma non riesco a trovare alcuna traccia di “progresso” nell’approccio sociologico così invasivamente corrente. Mille anni fa, quando io frequentavo la scuola dall’asilo all’università, e non solo in Italia, non mi sono mai accorto che Francesco volesse essere trasformato burocraticamente (e non solo) in Gisella, o Violetta in Armando. E, mi dicono sia mio dovere essere informato che, certo mancando lo scopo precipuo della scuola, allora si dedicavano le lezioni alla trigonometria, alla sintassi di lingue diverse, al funzionamento delle cellule e, comunque, a materie che oggi sappiamo essere inutili. Dannose? Anche. Chi avrebbe mai pensato che le fantasie sessuali fino ad un tempo l’impensabile cambio di genere avrebbero sostituito tutto quel ciarpame?
Finalmente ora ci stiamo liberando di un passato opprimente fatto di papà senza mammelle prorompenti e di mamme senza il cosiddetto onor del mento, addirittura costrette a segrete depilazioni. Già ora abbiamo il privilegio di godere di medici che surclassano quella che fino a pochi anni fa era la medicina, di costruzioni come ponti e gallerie che vanno in briciole (la Via Emilia subì i primi interventi di restauro almeno diciannove secoli dopo il suo tracciamento), di giureconsulti innovativi, e di tanti altri professionisti che un tempo sarebbero stati maleducatamente derisi, se mai avessero avuto l’ardire di esprimere ciò che oggi fanno illuminati dalle luci della ribalta e sommersi dagli applausi incontenibili di un popolo grato. Stiamo gloriosamente sconfiggendo quell’aborto grottesco che è la Natura, e stiamo finalmente riformando la scienza e la morale. Non avremo niente di materiale né di culturale, ma beleremo tutti felici, orgogliosi di fare pipì nel bagno che più ci aggraderà in quel momento di bisogno. E, se vorremo riprendere l’anatomia del giorno prima, basteranno qualche punturina di ormoni e un bisturi (non preoccupiamoci: i bisturi saranno maneggiati da automi, e le punturine quelle prescritte da Big Pharma) e la nostra libertà sarà assicurata.
Io? Beh, è quasi certo che io, vecchio rimbambito e reperto paleontologico che sono, non ci sarò. Il nuovo mondo mi scarterà definitivamente come già sta facendo sdegnosamente quello in cui mi trovo a mia insaputa a vivere.
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