Ormai l’ho detto e ripetuto fino alla noia: la mia vita è stata solo una perdita di tempo. Tra famiglia e una serie numerosa d’insegnanti incapaci, di letture degne del rogo e di diaboliche esperienze sul campo, io sono stato danneggiato irreversibilmente non solo nella mia cultura, oggi dimostrata fallace e diventata bersaglio dell’irrisione di chi è depositario della “scienza”, ma anche, e soprattutto, nella mia capacità di esercitare l’intelletto.
Tutto quanto ho imparato, visto e sperimentato è da buttare, e di aver appreso questa dolorosa necessità sono debitore a fari luminosissimi come Burioni, Bassetti, Crisanti, Galli, Palù, oltre ad altri geni sì meno luminosi giù fino a tenui candeline, ma non per questo meno fondamentali. Poi devo ringraziare gli statisti Draghi, Lorenzin, Grillo (al femminile), Speranza, insieme con tutte le valorose truppe cammellate che fanno loro da indispensabile contorno. Infine, ecco il generale Figliuolo, che non impugna il mitico Modello Novantuno con cui si combatteva nelle due Grandi Guerre, ma una salvifica siringa.
Un grazie commosso a tutti.
Timidamente, e implorando comprensione e pietà per la mia pochezza, vorrei ora che mi s’illuminasse, dando per accettato da parte mia anche l’accecamento per troppa luce.
Che il mondo sia stato teatro della più catastrofica ed esiziale pandemia mai registrata nella storia non possono esistere dubbi. Non è nemmeno stato in passato né è ora necessario ricorrere a barlumi di dimostrazione, tanto i fatti erano e restano eloquenti. Il morbo era e resta talmente potente da soverchiare qualunque patologia: chiunque tirasse e tiri le cuoia le tirava e le tira a causa di quel demoniaco patogeno, talmente demoniaco da sfuggire persino alla vista di qualunque ricercatore si sia mai cimentato nell’impresa di scovarlo.
Che i farmaci miracolosi, riduttivamente, per modestia, chiamati vaccini, abbiano giocato un ruolo essenziale mettendo un freno alla scomparsa dell’Homo sapiens su questo pianeta è altrettanto indubitabile.
A supporto, e grazie alla sapienza lungimirante dei nostri pastori, ecco i guanti, gli arresti domiciliari, le mascherine, i passaporti ad hoc, i distanziamenti... È solo grazie a queste più che sagge contromisure che esistiamo ancora.
Ora, una mia domanda, la domanda di un minorato mentale rovinato da un’educazione sbagliata, è la seguente: come mai, a dispetto di tutte quelle provvide contromosse, ci viene ripetuto che il morbo infuria, e che, mirabile esempio di facoltà profetiche, infurierà vieppiù tra qualche mese al cadere delle foglie?
L’altra domanda è: come avviene che il liquido chiamato vaccino, dopo tre inoculazioni (ora siamo alla quarta), stando a quanto ci viene comunicato con la sapienza e l’onestà che rende illustri i nostri condottieri, non abbiamo risolto nulla?
Ancora: un tempo mi si diceva, senza dubbio sbagliando, che quando un esperimento non risponde dando i risultati sperati, si passa ad altro. E, allora, perché ci s’impone la ripetizione di un percorso tanto palesemente inefficace che sono i nostri stessi strateghi e scienziati a dircelo chiaramente quando ci rivelano che nulla è cambiato dal momento dell’invasione virale? La sola risposta è che oggi sappiamo che perseverare nell’errore non è diabolico, ma angelico.
Da ultimo: da tempo stanno arrivando raffiche di raccomandate alle famiglie in cui è presente un bambino. Quei messaggi ingiungono ai genitori di far sottoporre i figli a un assortimento di vaccinazioni, e invitano a presentarsi ad un colloquio istituzionale. A quanto mi viene riportato, al colloquio non ci sono risposte a proposito della composizione dei vaccini e dei loro possibili effetti tossici, peraltro dichiarati almeno in parte dai produttori stessi. Né si risponde quando si chiede che il bambino sia sottoposto preventivamente alle indagini prescritte dalla buona pratica medica. E nemmeno si dice che il vaccino assicura una protezione reale nei riguardi della malattia, della quale è assolutamente normale ammalarsi a trattamento avvenuto. Quando, poi, si chiede che chi impone il trattamento si assuma le responsabilità civili e penali connesse a quell’imposizione, la reazione non è tra quelle che ci si potrebbero legittimamente attendere. Il cosiddetto “scudo penale” forse è già la risposta più eloquente. Poi, sempre stando a ciò che mi viene riportato e che a mia volta riporto, arriva la minaccia: a fronte di un rifiuto di sottoporre il bambino al trattamento, il caso sarà denunciato ai “servizi sociali” che agiranno di conseguenza. Quale? C’è qualcuno capace di spiegarmi le ragioni di un comportamento simile?
Sono certo che la risposta arriverà, e sarà convincente.
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