Il mondo che ci siamo lasciati crescere addosso non cessa di coprirsi di ridicolo. Esempi ce ne sono tanti da riempire un volume di dimensioni almeno pari a quelle della Treccani.
Chi ricorda il Ministero per la semplificazione (https://www.governo.it/it/ministeri/ministro-la-semplificazione-e-la-pubblica-amministrazione) può gioire di uno dei tanti motivi d’ilarità: di fatto, mai come oggi la pubblica amministrazione è stata comicamente assurda e farraginosa, con vistose vene d’illegalità.
Un altro esempio è l’impiego diffuso fino alla capillarità di “apriti, sesamo!”, vale a dire dei cosiddetti PIN per accedere a funzioni che vanno dalla più buffa stravaganza all’utilità. “Ma come? Lei non sa qual è il suo PIN?” vi abbaia in faccia il/la ragazzotto/a di turno. No: io, che di PIN ne ho sette pagine fitte, il PIN del caso specifico proprio non lo ricordo. A volte, timidamente, domando a chi mi sta guardando con occhi di brace se sa dov’è il Ponte di Varolio. “Lo domandi a Google Maps!” è la risposta beffarda. Non lo sanno, eppure, con quel ponte i personaggi convivono da prima della nascita. Che non occorra alcun PIN per sapere che roba sia lo squalifica. A parte ciò, i PIN servono dichiaratamente e per consenso generale a impedire che qualcuno entri nella nostra “privacy” (sì: virgolette). Poi, si scopre che perfino adolescenti che un tempo sarebbero stati bocciati alle scuole medie sono capaci di far scattare i lucchetti e spalancare quelle porte, impadronendosi, magari, degli accessi a milioni di carte di credito, uno dei sistemi più da birboni che il regime planetario stia imponendo.
La posta? Un tempo si scriveva una lettera, la s’infilava in una busta e, con una leccata, si era ragionevolmente certi che il contenuto della missiva sarebbe restato confinato a mittente e destinatario. Oggi, grazie alla tecnologia, la nostra posta via Internet è facilmente leggibile a chi abbia qualche curiosità e sia sufficientemente addestrato. Idem per i telefoni cellulari. Insomma, noi siamo costantemente spiati attraverso un buco della serratura che, spesso, diventa un palcoscenico pubblico dove ognuno di noi, più o meno volontariamente, più o meno consciamente, si esibisce. Con la cosiddetta intelligenza (?) artificiale e sue applicazioni, poi, si possono creare documenti in video e in voce dove noi recitiamo qualunque parte ci si voglia far recitare.
Pochi giorni fa abbiamo assistito impotenti a come sia bastato un clic per bloccare il mondo, con gli aerei a terra, i frigoriferi e le insostituibili TV a singhiozzo, le banche e le casse dei supermercati sbarrate, e quant’altro faccia parte del meraviglioso mondo del secolo XXI.
Le avvisaglie c’erano già state, con la burocrazia nelle mani di imbecilli che ambivano alla perfezione.
Giusto a titolo di esempio, anni fa mia sorella ed io fummo convocati in sede istituzionale per rinnovare il certificato di morte di nostra madre che era passata alla cosiddetta miglior vita qualche anno prima. “Il certificato è scaduto, e voi siete tenuti a rinnovarlo!” ci ammonì severa la funzionaria. Già: vedi mai che, nel frattempo, sia resuscitata...
Qualche giorno fa, non so perché, ma forse a metà strada fra divertimento e disperazione, una persona ci comunica che non riesce a disdire il contratto che sua sorella stipulò con una compagnia telefonica. Per disdire quel contratto era indispensabile la firma della sorella, e la sorella era tenuta a firmare o a continuare a pagare. Che la signora fosse morta due anni prima era del tutto irrilevante: quelle sono le regole!
Rassegniamoci: Mai come oggi il nostro mondo è stato fragile. Il fatto che siamo governati da squilibrati assistiti da una torma di cerebrolesi, molti tra loro volontari, non aiuta.
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