Quando io non so qualcosa, quando ho dubbi, pongo le domande del caso. Se domando, mi aspetto una risposta, e questa risposta deve arrivare da chi ne sa più di me. È evidente che, se nessuno sa che cosa dire, si dovrebbe restare in silenzio o rispondere con un onesto “non lo so.”
In ambito mondiale, ed europeo in particolare, vige il cosiddetto Principio di Precauzione. In soldoni, questo afferma che un prodotto o una tecnologia non possono essere usati quando se ne ignorino il risultato e le conseguenze. La situazione dei cosiddetti “vaccini” anti Covid-19 entra perfettamente nel caso. Questo sia detto indipendentemente da ciò che chiunque può osservare. Se, al di fuori di ogni sperimentazione secondo le regole, dopo qualche anno di somministrazione valutabile nei miliardi di dosi, il virus viene giudicato ancora imperversante, è evidente che quel prodotto non ha centrato il bersaglio promesso. Non voglio, poi, toccare gli effetti collaterali che, pure, sono di un’evidenza lampante. Insomma, quel prodotto è illegale.
Lasciando da un canto queste ovvietà e senza entrare nella documentazione degli enti di statistica britannici e statunitensi, per chiari che i documenti siano, pongo ancora una volta una domanda restata regolarmente senza risposta alla quale vorrei che qualche farmacologo rispondesse.
Premessa: esistono malattie che, una volta contratte e una volta superate, conferiscono un’immunità a vita. Vaiolo, morbillo, pertosse, parotite, rosolia, varicella, peste sono tra queste.
Esistono malattie che, invece, non conferiscono alcuna immunità, e, per questo, possono essere contratte a ripetizione. La volgare influenza, per esempio. Ma quella si presenta ogni anno con patogeni che, seppur leggermente, sono diversi. L’herpes nelle sue varie forme non dà immunità, il tetano e il virus respiratorio sinciziale neppure.
Ecco la domanda: se la malattia reale non rende immuni, come può farlo un vaccino che la malattia la mima appena?
E, allora, in assenza di risposta razionale, comprensibile e basata sui fatti, i vaccini per quelle malattie non hanno giustificazione. Insomma, sono malattie non vaccinabili.
Pur ritenendo del tutto improbabile che qualcuno si avventuri nella risposta, può sempre accadere che qualcuno lo faccia. E, allora, lo prego di non prendersi gioco di me tirando in ballo miracoli o stravaganze farmacologiche.
Ora la Regione Toscana, sempre ansiosa di primeggiare, dopo la generosa offerta di vaccinazione “gratuita” (di fatto a spese dei contribuenti) contro il Papilloma virus (vaccino mai sperimentato, di cui s’ignora l’efficacia, e non senza effetti collaterali non proprio trascurabili), si spinge al vaccino contro il virus respiratorio sinciziale nei neonati, vaccino che, a mia conoscenza, non esiste ancora. Ciò che esiste è la versione per adulti ultrasessantenni (Arexvy), e invito almeno i signori medici a leggere attentamente il foglietto illustrativo file:///C:/Users/Stefano%20Montanari/Downloads/FI_000231_050751.pdf
Molto in breve, si tratta di un prodotto di categoria farmacoterapeutica “non ancora assegnata”, “sottoposto a monitoraggio addizionale. Ciò permetterà la rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza.” Il che, tradotto, significa che non si sa esattamente che cosa comporti la sua somministrazione, e che saranno i vaccinati a fare da cavie.
Invito a leggere l’elenco degli eccipienti, tra cui il colesterolo (nessun problema: ci sono le statine ed è in arrivo un “vaccino”!) e il polisorbato 80, capace di aprire la barriera ematoencefalica.
Invito anche a leggere la lista degli effetti collaterali, ricordando come solo un ignorante o chi ha interessi “particolari” può raccontare che si tratta di situazioni elencate “per mettere le mani avanti.” Nei fatti, si tratta sempre di effetti avvenuti, piaccia o no a chi non ha nozioni di tecnica e legislazione farmaceutica.
Per quanto riguarda il suo uso sui bambini, il produttore dell’Arexvy scrive: “Popolazione pediatrica: la sicurezza e l’efficacia di Arexvy nei bambini non sono state stabilite. Non ci sono dati disponibili.” Aspettiamo le cavie umane. Per quanto riguarda l’uso nelle donne in gravidanza (carissimo prof. Molinengo, lei si rivolterà nella tomba sapendo che quanto ci aveva insegnato è stato svillaneggiato dai suoi “colleghi” di oggi), il produttore scrive: “Gravidanza: non sono disponibili dati relativi all’uso di Arexvy in donne in gravidanza.” Si è solo notato, en passant, che chi si inietta quel fantastico prodotto partorisce pretermine. Domanda supplementare: se quel prodotto è indirizzato a chi ha superato la sessantina, come mai è stato iniettato in donne incinte?
Da ultimo, per gli animalisti, faccio notare che per produrre quel vaccino occorre uccidere un po’ di criceti cinesi. Solo femmine, però, perché se ne usa l’ovaio e, fino a che non sarà politicamente corretto il contrario, l’ovaio ce l’hanno solo le femmine. Perché, cari animalisti vaccinati, non farsi una succosa fiorentina?
Va da sé che, chi vuole iniettarsi quella roba è del tutto libero di farlo. Sia chiaro, però, che metterò tra gli spam qualunque messaggio di “se avessi saputo…” Per i bambini, poi, sappiate che non hanno chiesto di venire al mondo e che la loro vita appartiene solo a loro.
P.S. Arexvy costa 396 euro. Money makes the world go ‘round.
Quando io non so qualcosa, quando ho dubbi, pongo le domande del caso. Se domando, mi aspetto una risposta, e questa risposta deve arrivare da chi ne sa più di me. È evidente che, se nessuno sa che cosa dire, si dovrebbe restare in silenzio o rispondere con un onesto “non lo so.”
In ambito mondiale, ed europeo in particolare, vige il cosiddetto Principio di Precauzione. In soldoni, questo afferma che un prodotto o una tecnologia non possono essere usati quando se ne ignorino il risultato e le conseguenze. Il caso dei cosiddetti “vaccini” anti Covid-19 entra perfettamente nel caso. Questo sia detto indipendentemente da ciò che chiunque può osservare. Se, al di fuori di ogni sperimentazione secondo le regole, dopo qualche anno di somministrazione valutabile nei miliardi di dosi, il virus viene giudicato ancora imperversante, è evidente che quel prodotto non ha centrato il bersaglio promesso. Non voglio, poi, toccare gli effetti collaterali che, pure, sono di un’evidenza lampante. Insomma, quel prodotto è illegale.
Lasciando da un canto queste ovvietà e senza entrare nella documentazione degli enti di statistica britannici e statunitensi, per chiari che i documenti siano, pongo ancora una volta una domanda restata regolarmente senza risposta alla quale vorrei che qualche farmacologo rispondesse.
Premessa: esistono malattie che, una volta contratte e una volta superate, conferiscono un’immunità a vita. Vaiolo, morbillo, pertosse, parotite, rosolia, varicella, peste sono tra queste.
Esistono malattie che, invece, non conferiscono alcuna immunità, e, per questo, possono essere contratte a ripetizione. La volgare influenza, per esempio. Ma quella si presenta ogni anno con patogeni che, seppur leggermente, sono diversi. L’herpes nelle sue varie forme non dà immunità, il tetano e il virus respiratorio sinciziale neppure.
Ecco la domanda: se la malattia reale non rende immuni, come può farlo un vaccino che la malattia la mima appena?
E, allora, in assenza di risposta razionale, comprensibile e basata sui fatti, i vaccini per quelle malattie non hanno giustificazione. Insomma, sono malattie non vaccinabili.
Pur ritenendo del tutto improbabile che qualcuno si avventuri nella risposta, può sempre accadere che qualcuno lo faccia. E, allora, lo prego di non prendersi gioco di me tirando in ballo miracoli o stravaganze farmacologiche.
Ora la Regione Toscana, sempre ansiosa di primeggiare, dopo la generosa offerta di vaccinazione “gratuita” (di fatto a spese dei contribuenti) contro il Papilloma virus (vaccino mai sperimentato, di cui s’ignora l’efficacia, e non senza effetti collaterali non proprio trascurabili), si spinge al vaccino contro il virus respiratorio sinciziale nei neonati, vaccino che, a mia conoscenza, non esiste ancora. Ciò che esiste è la versione per adulti ultrasessantenni (Arexvy), e invito almeno i signori medici a leggere attentamente il foglietto illustrativo file:///C:/Users/Stefano%20Montanari/Downloads/FI_000231_050751.pdf
Molto in breve, si tratta di un prodotto di categoria farmacoterapeutica “non ancora assegnata”, “sottoposto a monitoraggio addizionale. Ciò permetterà la rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza.” Il che, tradotto, significa che non si sa esattamente che cosa comporti la sua somministrazione, e che saranno i vaccinati a fare da cavie.
Invito a leggere l’elenco degli eccipienti, tra cui il colesterolo (nessun problema: ci sono le statine ed è in arrivo un “vaccino”!) e il polisorbato 80, capace di aprire la barriera ematoencefalica.
Invito anche a leggere la lista degli effetti collaterali, ricordando come solo un ignorante o chi ha interessi “particolari” può raccontare che si tratta di situazioni elencate “per mettere le mani avanti.” Nei fatti, si tratta sempre di effetti avvenuti, piaccia o no a chi non ha nozioni di tecnica e legislazione farmaceutica.
Per quanto riguarda il suo uso sui bambini, il produttore dell’Arexvy scrive: “Popolazione pediatrica: la sicurezza e l’efficacia di Arexvy nei bambini non sono state stabilite. Non ci sono dati disponibili.” Aspettiamo le cavie umane. Per quanto riguarda l’uso nelle donne in gravidanza (carissimo prof. Molinengo, lei si rivolterà nella tomba sapendo che quanto ci aveva insegnato è stato svillaneggiato dai suoi “colleghi” di oggi), il produttore scrive: “Gravidanza: non sono disponibili dati relativi all’uso di Arexvy in donne in gravidanza.” Si è solo notato, en passant, che chi si inietta quel fantastico prodotto partorisce pretermine. Domanda supplementare: se quel prodotto è indirizzato a chi ha superato la sessantina, come mai è stato iniettato in donne incinte?
Da ultimo, per gli animalisti, faccio notare che per produrre quel vaccino occorre uccidere un po’ di criceti cinesi. Solo femmine, però, perché se ne usa l’ovaio e, fino a che non sarà politicamente corretto il contrario, l’ovaio ce l’hanno solo le femmine. Perché, cari animalisti vaccinati, non farsi una succosa fiorentina?
Va da sé che, chi vuole iniettarsi quella roba è del tutto libero di farlo. Sia chiaro, però, che metterò tra gli spam qualunque messaggio di “se avessi saputo...” Per i bambini, poi, sappiate che non hanno chiesto di venire al mondo e che la loro vita appartiene solo a loro.
P.S. Arexvy costa 396 euro. Money makes the world go ‘round.