Giambattista Vico, filosofo, giurista e, in un certo senso, storico vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento, è per lo più conosciuto per la sua tesi secondo cui le situazioni storiche si ripresentano ciclicamente. Non è mia intenzione annoiare il Lettore con commenti, peraltro dilettanteschi, a quel proposito. Ciò che mi pare di poter affermare è che oggi stiamo vivendo, chi da protagonista e chi da pur indispensabile comparsa, un momento della storia dell’umanità che non ha uguali nel passato. Questo perché mai una dittatura ha coinvolto la salute dei sottomessi né mai ha raggiunto dimensioni e diffusioni planetarie.
Credo sia inutile ripetere come una maggioranza crescente di governi, alcuni dei quali “insospettabili” fino a poche settimane fa, stia imponendo a coloro che furono cittadini ma ora trasformati in sudditi regole che stridono con le leggi e con la dignità personale. Altrettanto inutile ricordare i mezzi dei quali i governi si servono. Inutile perché l’opera, da un certo punto di vista mirabile, ha modificato la ragione fino a cancellarla del tutto, rendendo illeggibile qualunque oggettività per trasformarla in un’illusione che, forse, avrebbe interessato filosofi e letterati come Calderón de la Barca, Marivaux, Rousseau e Pirandello.
Se da qualche giorno chi governa senza alcuna opposizione l’Italia, quell’opposizione che è uno dei fondamenti della democrazia, ha imposto il cosiddetto greenpass, e questo al di fuori di ogni legalità e di ogni conoscenza scientifica, non pochi altri paesi non sono da meno. Tra i tanti esempi possibili raccolti tra i paesi “insospettabili”, cito il Canada, ritenuto popolarmente un tempio di libertà e di democrazia. Dal prossimo 30 novembre I canadesi non “vaccinati” non potranno viaggiare sui treni o sugli aerei “to ensure a minority of people cannot sabotage Canada’s economic recovery.” Tradotto, “per assicurare che una minoranza di persone non possano sabotare la ripresa economica del Canada.”
Forse sarebbe opportuno puntualizzare un’ovvietà o, almeno, un’ovvietà per chiunque abbia sostenuto con successo un esame di farmacologia: il vaccino anti-Covid non esiste. Perché un prodotto possa essere classificato vaccino, infatti, occorre la presenza del patogeno contenuto in una delle varie forme che la tecnica farmaceutica consente. Questo non è il caso di ciò che viene comunemente chiamato vaccino contro un virus che le autorità canadesi come, del resto, qualunque altra autorità, è stata incapace di esibire.
Un altro punto ignorato dai vari governi è l’illiceità di commercializzare un prodotto farmaceutico non sperimentato quando la patologia che quel prodotto intende contrastare non è gravata da una mortalità importante e, comunque, quando esistono terapie capaci di contrastare la malattia. Forse qualcuno troverà curioso il fatto che l’illiceità è stata decretata dai governi stessi. A parte ciò, sono dati di fatto che la patologia mostra un tasso di mortalità estremamente basso e che, comunque, esistono farmaci adatti alla cura. Questo tralasciando come in molti casi la malattia scompaia spontaneamente e, anzi, non è raro che ci si “ammali” senza neppure accorgersene (casi di mia moglie e mio.) Che i prodotti imposti non siano sperimentati è un’altra ovvietà, ma questa pare essere palese solo a chi ha nozioni di tecnica farmaceutica e non le ha cancellate.
Continuando, nemmeno i produttori dei cosiddetti “vaccini” sono mai arrivati a sostenere che quelle iniezioni impediscano l’infezione e la diffusione del virus, qualunque cosa s’intenda con quel sostantivo. Al massimo, un po’ goffamente e senza alcun riscontro, hanno comunicato che nei “vaccinati” i sintomi sono meno gravi se paragonati a quelli di chi non si è lasciato trattare. Per chi ha passato una vita a studiare sarebbe interessante sapere come si è arrivati, e con successo popolare, a una simile conclusione.
Continuando ancora, qualcuno dovrebbe illustrare in termini comprensibili che non offendano l’intelligenza come una “minoranza” possa sabotare la ripresa economica canadese semplicemente perché non si presta a partecipare ad una sperimentazione di massa, peraltro senza alcuna garanzia di responsabilità da parte di chi opera l’imposizione.
A questo proposito, visto che siamo in tema di richiesta di spiegazioni, qualcuno dovrebbe giustificare la pretesa, soddisfatta, dei signori medici di essere protetti dal cosiddetto “scudo penale”, una mostruosità giuridica che li esenta da qualunque responsabilità quando iniettano i prodotti di cui si tratta, e questo anche al di fuori di ogni dettato di buona pratica medica. Indipendentemente da qualunque opinione personale, mi pare evidente che chiunque pretenda l’immunità relativamente ad un atto è cosciente di ciò che l’atto significa e ne conosce, temendoli, i rischi.
La scienza? Cominciamo con il ricordare che la medicina non è una scienza, e questo prescindendo da qualunque acrobazia sofistica, e continuiamo ricordando come l’articolo 33 della Costituzione reciti testualmente “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.” Ma quando ogni possibilità di dibattito è preclusa e precluso è l’insegnamento, vale a dire la diffusione, è fin troppo evidente che di scienza non c’è più traccia.
E, allora, che fare? Semplicemente, ripristinare le garanzie costituzionali.
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