Non è passato tanto tempo da quando, da quelle persone civili, equilibrate e colte che ci siamo sempre detti di essere, ci strappavamo le vesti al solo pensiero della fatwa.
Oggi? Come ci siamo trasformati noi, persone civili, equilibrate e colte che ci siamo sempre detti di essere, oggi?
Nel volgere del lampo nella padella come dicono gl’inglesi abbiamo lasciato che ragazzotte isteriche, grotteschi mascheroni plastificati da carro carnevalesco, pontificassero. Con loro ometti falliti non rassegnati alla loro pochezza, selezionati proprio perché tali e travestiti da scienziati da avanspettacolo. E ora dementi abbigliati da costituzionalisti vanno a completare quella compagnia di giro. Sì: nel nonsense corrente, nella realtà distorta e ribaltata in cui siamo illusoriamente immersi come prigionieri dietro una sorta di velo di Maya di Schopenhauer siamo arrivati a sfondare confini che forse avevamo sempre reputato invalicabili o, probabilmente, del tutto inavvicinabili: calpestare la Costituzione è costituzionale. E a sostenere quella che, se non fosse altro, sarebbe solo espressione da avvinazzati, è più di uno di quei “costituzionalisti”. Avranno letto la Costituzione? Forse sì. L’avranno capita? Ancora, forse sì. Ciò che hanno capito meglio, però, è che “conviene” bestemmiarla.
Da qui l’invenzione di nemici di fatto inesistenti contro cui coalizzarsi e contro cui esercitare le più infami forme di crudeltà accompagnate da peana satanicamente meritori. Tutti gli orrori che la razionalità e la vergogna di albergarli nell’anima tengono a bada vengono liberati e trasformati in eroismi per il bene comune.
Commenti? Non ne vale la pena.
Ma no, non illudiamoci: non ce la faremo. Almeno per qualche anno non ce la faremo e la fatwa sarà ogni giorno di più meritoria fino a costituire il vero “pass” per salire i gradini di carriere sempre più turpi.
Poi si vincerà. Si vincerà e loro perderanno rovinosamente perché non si può essere così ingenui e presuntuosi da pretendere di piegare la Natura ai propri capricci, e perché la Natura s’infischia bellamente di chi non le ubbidisce.
Si vincerà, ma molti di noi non ci saranno più, chi per età e chi per altro motivo.
Ne La Tempesta, Shakespeare fa dire ad Ariel “L’inferno si è spopolato: tutti i diavoli sono qui!”
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