Non è una novità: la storia si ripete, e lo fa variando di poco particolari insignificanti. A somiglianza di quanto avviene per la musica, un oboe può essere sostituito da un violoncello, o un violino da un flauto, ma ben poco cambia.
Come è d’uso, quando un nuovo Führer varca la soglia del potere (lo chiarisco per chi è in attesa di un pretesto qualunque per impallinarmi: Führer significa semplicemente capo o guida, esattamente come il latino dux. Führer deriva dal verbo tedesco führen che significa condurre, proprio come è per il ducere latino), è tradizione che per un centinaio di giorni si celebri una specie di luna di miele con il popolo. Lo si fa perché la mandria si abitui all’odore del nuovo pastore. Poi, magari, le cose cambiano, ma, intanto, la discesa è dolcemente cominciata, e la velocità aumenta per gravità. In altra immagine, la rana felice finisce lessata.
Oggi ricorre, senza che ci sia chi lo ricorda, il centesimo anniversario della cosiddetta Marcia su Roma, la scampagnata tra il grottesco e il tragico che inaugurò un periodo particolare della nostra storia recente, periodo che è giudicato essere esecrabile. Dopo un secolo giusto giusto, ora noi godiamo di una luminosa forma di democrazia (in greco, governo del popolo) che, per il bene comune, ha trasformato in altro la nostra economia, la nostra salute, la nostra cultura, la nostra psicologia, e le nostre abitudini.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, tenendo in conto il fatto che tra essere sotto gli occhi e vedere corre una certa differenza, e tra vedere ed elaborare la comprensione ne corre un’altra.
Bene: ieri è cominciata la luna di miele con il nuovo coniuge/pastore, e la luna di miele prevede tradizionalmente la dichiarazione d’intenti con cui si fanno promesse. Che, poi, le promesse siano mantenute è un altro paio di maniche. Se non lo si fa, e la statistica è proprio questa, ci si avvale di un catalogo sconfinato di giustificazioni, non importa quanto razionalmente sostenibili, oppure di silenzi.
E i silenzi possono iniziare fin dall’esordio della luna di miele.
Tra questi, nel nostro caso, quello relativo ai cosiddetti vaccini. Ci si è ben guardati dal menzionare il fatto che questi abbiano abbondantemente dimostrato la loro inefficacia (per non dire altro); né si è ricordato come il produttore stesso abbia affermato ufficialmente ciò che sapevamo benissimo: quei liquidi di composizione ignota non hanno alcuna funzione per evitare il contagio. La storiella secondo cui ci si ammalerebbe comunque, ma “in forma meno grave”, è degna di trattamento sanitario obbligatorio. Quanto all’altra ovvietà, nota a chi ha nozioni di medicina e, dunque, non ai “virologi” della tibbù, relativa al fatto riportato addirittura da Lancet che l’aspirina risolve il problema, sempre che problema ci sia, anche qui silenzio assoluto. E che dire del fatto che l’Italia è stato il paese con le restrizioni più feroci, eppure è stato il più colpito dal terribile morbo? Meglio tacere. E tra le restrizioni, un posto d’onore merita la decimazione dei medici, con tutte le conseguenze del caso, operate per mano dell’Ordine professionale che nessuno pensa di abolire né di chiamare alle sue responsabilità, per evidenti che siano. Restando, poi, alle bizzarrie che ormai paiono fare parte del menu non solo accettato, ma appetito dal gregge, nulla è stato detto a proposito di mostruosità mortificanti come il cosiddetto vaccino assurto a segreto militare, con tanto di proibizione di analisi. Che a quelle condizioni si decreti l’obbligatorietà di somministrazione è qualcosa che merita un giudizio appropriato da parte dell’organo competente a giudicare. E, parimenti bizzarra, è l’impossibilità di leggere senza censure il contratto di acquisto di prodotti che in altri tempi, niente affatto remoti, sarebbero stati banditi. Giusto a beneficio della memoria, ricordo che quella merce, acquistata in proporzioni inspiegabili per un paese di 60 milioni di abitanti, la paghiamo noi con le nostre tasse, e, non potendo accertarci delle condizioni commerciali, il contratto è palesemente nullo. Il fatto di non poterlo leggere è una prova evidente della sua totale mancanza di validità, e del timore che si scoprano irregolarità, per non dire altro.
Uscendo, o quasi, dalla farsa tragica dei cosiddetti vaccini, senza dimenticare la stravaganza della legge Lorenzin, tutta da spiegare, non è stato fatto alcun accenno sui tanti articoli di legge, Costituzione in primis, che vengono accantonati correntemente (per esempio, l’articolo 21, giù fino all’art. 85 TULPS), né si è toccato il tema di acquisti su cui non sarebbe impegno sprecato indagare. Tra questi, quello difficilmente spiegabile senza ricorrere ad un famoso detto di Andreotti: i banchi scolastici a rotelle.
Mai, poi, ci si è espressi sulle sovvenzioni pubbliche a chi fornisce “informazioni” al popolo, a patto che sostenga opinioni ben precise, pubblichi fatti transitati attraverso filtri attenti, e pratichi una censura senza eccezioni.
Potrei continuare a lungo sulla consistenza della dichiarazione d’amore, ma mi fermo qui.
Nessuna condanna da parte mia, per quello che una mia eventuale condanna varrebbe. Vedi mai che questa nuova marcia su Roma democraticamente santificata si riveli provvidenziale per un paese in sfacelo. Dunque, rispetto incondizionato per la volontà chiaramente espressa dal popolo, e vigile attesa. Per quanto mi riguarda, di timori e di sospetti ne ho in abbondanza, ma saranno solo i fatti a parlare. Se il nuovo regime si rivelerà essere nient’altro che la continuazione pedissequa del passato, o, peggio, se la situazione si aggraverà, responsabili saranno solo gli elettori. Se, invece, ritroveremo la spiaggia dopo il naufragio, a loro vada il merito.
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