Lo sapevano bene i greci di decine di secoli fa. Lo hanno sempre usato più o meno clandestinamente i rivoluzionari, definizione che uso senza alcuna connotazione di parte. Il teatro svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda cultura, libertà, dignità e diritto di espressione dei popoli.
Nel nostro paese i teatri vivacchiano o, non proprio di rado, muoiono. Oltre 400 sono già stati sotterrati, e la “pandemia” ha regalato il destro per assestare il colpo di grazia a diversi di loro.
Ma, in fondo, a noi che importa? Il teatro non rende denaro né potere e, in più, qualcosa potrebbe sfuggire di mano, cosicché su qualche palcoscenico si potrebbero rappresentare fantasie che il saggio regime che ci fa da guida non gradirebbe. E, allora, lasciamo che il teatro si spenga di morte seminaturale per inedia, magari con qualche aiutino per accelerare l’impietosa agonia.
Ora mi arriva una notizia di cui non riesco a controllare l’attendibilità: l’Italia è impegnata economicamente alla ricostruzione del teatro di Mariupol (l’invito è a cercare sull’atlante la città.) Se è vero, ne sono commosso, e commosso sono dei ringraziamenti del pianista Zelensky. Mi si permetta, però, d’interrogarmi sulla provenienza di quei fondi. Forse siamo riusciti a rifilare a qualcuno i banchi a rotelle acquistati a spese pubbliche da un genio nostrano restato, certo per modestia, fuori dalle luci della ribalta? O abbiamo trovato un acquirente per i molti milioni di dosi del “vaccino” scaduto i cui benefici sono stati evidenti, anche se non nell’ambito della salute?
A questo punto, però, da cittadino senza diritto di cittadinanza ma contribuente (anche di un sistema sanitario di cui gli è impossibile godere), mi domando perché Mariupol e non almeno uno delle centinaia di teatri di casa nostra.
Ma mi domando pure come mai il nostro generoso paese mandi costantemente denaro al popolo ucraino (sia chiaro: lo amiamo più della nostra stessa vita!), mentre i nostri terremotati dormono ancora nelle baracche. E, reduce da una breve visita a Palermo, m’interrogo sul perché, in pieno centro, diano mostra di loro stesse case sventrate da bombardamenti di una guerra per i siciliani terminata ottant’anni fa.
Domanda: quanto è morale mostrare al mondo che si manda cibo ad un “prossimo” lontano mentre i propri figli, dimenticati da tutti, muoiono di fame?
50% Complete
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua.