No: non chiedetemi di capire. Non chiedetemelo perché sarebbe tempo perso: non ce la farò. Però, da bravo suddito, accetto tutto.
Molti anni fa, mezzo secolo abbondante, al colmo del ridicolo mi venne insegnato che quando si supera una malattia infettiva “vaccinabile” l’immunità resta a vita. Lo ripeto a titolo di mera curiosità e per condividere con loro l’amenità a beneficio del ministro della salute e del presidente del Consiglio in tutt’altre faccende affaccendati, riportando un esempio del passato: se ci si ammala di morbillo, di parotite, di rosolia, di pertosse, di poliomielite (è la “poliomelite” della TV), di difterite, di varicella, ecc. e se ne guarisce, si diventa immuni a quella malattia. Vita natural durante. Ridicolo, no?
Questo tanti anni fa, quando non sapevamo che, opportunamente trattati, si può diventare “più immuni”, così come una donna gravida può diventare “più incinta”, o un morto “più morto”. Questo quando la fisiologia umana funzionava in modo decrepito, senza la guida illuminante delle industrie farmaceutiche e dei miliardari benefattori dell’umanità. Questo senza le esegesi regalate da chi non è stato gravato dalla zavorra della falsa cultura fatta di ricerca sul campo. Poi, evidentemente e per fortuna, le cose sono cambiate e oggi sappiamo.
Oggi si vaccinano soggetti che già sono usciti dalla malattia e perfino donne gravide, privilegio di cui nei tempi oscuri della medicina dove ci si occupava, chissà perché, della salute nessuno godeva. Anzi, se un malcapitato studente, imprudentemente troppo avanti nei tempi, avesse osato proferire una possibilità del genere, si sarebbe giocato ogni velleità di laurea.
Ma oggi si fa ancora di più per il bene dell’umanità: oggi si vaccina ad alzo zero con prodotti che funzionicchiano (parola di luminare) e lo si fa senza perdere tempo prezioso a controllare se il soggetto sia, vedi mai, immune o allergico ad uno o più componenti del vaccino. E, per maggiore sicurezza, quei componenti sono tenuti accuratamente nascosti, impedendo ai ficcanaso di sbirciarci dentro, se mai ne avessero l’uzzolo, a pena di punizioni che potrebbero condurre a situazioni irreversibili. Il fine giustifica i mezzi, come diceva un imitatore di Bill Gates.
In questo luminoso 2021 il più saggio dei regimi ha liberato il mondo dai ceppi d’incartapecorite superstizioni, ri-vaccinandoci ogni poche settimane, tanto si prende cura di noi sudditi, affrancandoci dalla più cruda delle morti. Quel regime paterno ha istituito per la nostra sicurezza un documento, un lasciapassare condizionato, che fa impallidire i generosi ma goffi tentativi di pur illuminati statisti come, ad esempio, Adolf Hitler e Iosif VissarionoviĨ Džugašvili, Stalin per gli amici: il green pass. E poi, per chi se lo può permettere, di quello c’è la versione in formato upgrade: il super green pass, con l’immunità giustamente limitata nel tempo per evitare abusi, e un tempo che dipende da decisioni che non sono certo condizionate dalla volgarità dei fatti. E, per un’élite, dovrebbe essere disponibile la versione di lusso super super con garanzia a vita (così pare) per chi è guarito dal più terribile morbo della storia umana, a patto che si sia poi sottoposto a due provvidenziali “vaccinazioni”.
Guarito e poi due vaccinazioni. È con con qualche rossore che ritorno alla mia scalcinata università, quando un provvedimento del genere, se mai fosse esistito allora un genio tanto geniale da idearlo, sarebbe stato accolto da chiunque, a partire dal rettore per continuare giù fino all’ultimo studentello, con un coro di risate, qualche epiteto non salottiero e, chissà, un calcio di cui i glutei fossero bersaglio.
Ma oggi, no: oggi la medicina è finalmente caduta mentre si recava a Damasco (o negli USA?) ed è stata folgorata da una meravigliosa illuminazione. Oggi la medicina non è più appannaggio di coloro i quali un tempo avevano giurato fedeltà al cialtrone Ippocrate. Oggi la medicina è multidisciplinare con la finanza a fare da guida (https://www.youtube.com/watch?v=PIAXG_QcQNU).
E noi sudditi?
C’è chi attribuisce al Vate D’Annunzio i dodecasillabi (senari doppi) che così perfettamente si attagliano alla nostra condizione di pii bovi italiani
“Noi siamo felici, noi siamo contenti,
le (omissis) del (omissis) porgiam riverenti”
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