Il 17 prossimo, a Melbourne, inizieranno gli Australian Open di tennis.
Avere il Numero Uno del mondo, forse il più grande tennista di sempre come pare dicano i numeri, è una legittima ambizione degli organizzatori. Ma il Numero Uno è un tale Novak Djokovic, Nole per gli amici, che di “vaccinarsi” non ne vuole sapere e, dunque, i responsabili della salute australiani sono stati chiari e irremovibili: senza “vaccino/i” (virgolette o no) non si entra. Dunque, Nole stia a casa! O no? Beh… insomma… e se per lui…? Per lui c’è una dispensa certificata da un signor dottore. Validissima! E, allora, eccolo in tabellone come ovvia testa di serie numero uno.
Non perderò tempo a riassumere i commenti dei giornaletti italioti, più o meno compatti contro Djokovic. Ma, cari giornalisti (?), il signor Djokovic non ha forzato nessuno: ha semplicemente confermato la posizione che ha sempre coerentemente tenuto e ha annunciato che lui può starsene tranquillamente a casa, il che, almeno mi pare, rientra nell’ambito della più indiscutibile legittimità. Se, poi, per esigenze di cassa, si decide che il certificato di Nole vale, mentre le migliaia di documenti presentati da chi potrebbe avere tutte le ragioni del mondo per rifiutare la punturina no, sono fatti che, se proprio si vuole, andrebbero discussi in modo molto diverso da quello scelto da chi “informa” il popolo.
Magari, al suo arrivo a Melbourne, qualcuno chiederà discretamente a Nole di firmare l’impegno a non ridere pubblicamente.
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