Basta accendere la magica TV, entrare in uno dei tanti siti Internet o sfogliare un giornale per essere “informati”.
Se ho chiuso il participio passato tra virgolette è perché il verbo informare ha acquisito un significato che sfugge alla sua definizione reale, e proprio sulla base di quel nuovo significato milioni di persone sono state convinte di una serie di menzogne, fino ad essere indotte a delinquere.
Per legge, della legge non è legale essere ignoranti. Ma come è possibile non esserne ignoranti se ignoranti sono non di rado i legislatori stessi, tanto da dover aspettare l’esegesi di un chiosatore per decifrare ciò che quel particolare dettato dispone? E come è possibile non esserne ignoranti o, forse meglio, non esserne tenuti ignoranti se a calpestare le leggi sono più di una volta chi quelle leggi ha partorito e chi ne dovrebbe essere il tutore? A peggiorare la situazione contribuiscono “autorevolmente” sedicenti costituzionalisti, personaggi che, in un mondo onesto, rimedierebbero una figura barbina al cospetto di un bravo scolaro di scuola media reduce da qualche lezione di educazione civica, sempre che esista ancora qualcuno che abbia non solo la competenza ma il coraggio d’insegnare quella materia.
Insomma, per legge dovremmo essere tutti esperti di giurisprudenza e, spostandoci un po’ ma non di tanto, non deve poter valere la grottesca arroganza degli “scienziati” televisivi che sfuggono a qualunque confronto accampando la più ridicola delle giustificazioni: chi non è laureato in medicina non ha diritto di parola.
Giusto detto tra parentesi, che si dovrebbe dire di quei medici che laureati sono ma vengono allontanati dalla professione proprio perché pretendono di agire “in scienza e coscienza” come recita la loro deontologia, tanto sbandierata quanto vilipesa? E che si dovrebbe dire quando i medici si avventurano in argomenti come la farmacologia di cui conoscono appena qualche nozione o la chimica di cui sanno poco o nulla? Basterebbe ascoltare certe esternazioni sui vaccini per rendersi conto immediatamente che chi le pronuncia non conosce nemmeno la definizione di quei farmaci.
Ma prescindendo da tutto ciò, vorrei accennare ad una delle mostruosità di cui siamo vittime, spesso con la complicità entusiasta di chi condivide con noi vittime la condizione. Mi riferisco al cosiddetto green pass, un documento non solo del tutto illegale ma offensivo per la dignità personale.
Forse a sorpresa per molti, magari anche per chi è chiamato ad applicare le regole previste da quella vera e propria follia, è la legge stessa a vietarne l’applicazione.
Per non perdere tempo, invito i miei pazienti lettori a riferirsi a https://www.youtube.com/watch?v=TL8dGRbSlKc prima che la censura intervenga.
Così, da persona che nella sua vita, pur riservandosi il diritto costituzionale di criticarle, ha sempre rispettato le leggi, invito chiunque sia violentato a denunciare il violentatore sulla base dell’articolo 610 del Codice Penale. Chi non lo fa ne è complice.
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