Con un P.S. dell'8 aprile
Ieri ho sintonizzato il televisore su una stazione che trasmette sport e, non senza sorpresa, mi sono imbattuto in un servizio sui ciclisti professionisti che nelle ultime settimane sono stati colpiti da “strani” malori. Tra questi atleti, d’ora in poi qualcuno, al massimo, userà la bicicletta per andare a comprare il giornale, mentre altri cercheranno l’affiliazione a federazioni nazionali che non vanno troppo per il sottile.
Arresti cardiaci e miocarditi sono i problemi più vistosi, ma non sono i soli. Proprio ieri mattina un addetto ai lavori mi parlava di patologie “virali” inspiegabili che colpiscono i ciclisti con una frequenza inattesa. Inspiegabili a meno che, come è accaduto nel corso della trasmissione di cui dicevo qualche riga fa, il medico sportivo non li attribuisca al clima. Anzi, al “microclima”, se devo citare le sue parole. Confesso che, di fronte ad una battuta simile, non mi è nemmeno venuto da ridere.
Senza addentrarci nel mondo di fatto sconosciuto ai più dei dilettanti (un paio di giorni fa un’amica nuotatrice mi riferiva di un suo compagno di squadra restato paralizzato), e scendendo giù fino a chi lo sport lo fa per tenere a bada la pancetta, forse anche chi di sport non s’interessa avrà ricevuto la notizia del malore di Eriksen, il calciatore nazionale danese, o di quello di Nadal, il tennista spagnolo. Così, forse, come del ritiro di una quindicina di tennisti impegnati a gareggiare al torneo master 1000 di Miami, o di quello di decine di ciclisti che partecipavano alla Parigi-Nizza.
Di fatto questi malori, acuti o cronici che siano, sono quanto mai frequenti, e sono difficili da spiegare se si vogliono a tutti i costi assolvere senza processo alcuni dei non impossibili colpevoli. Difficili da spiegare, a meno che non si decida di ricorrere alle illustrazioni “scientifiche” di uno “scienziato” disposto a recitare un copione che in altri tempi e in altri ambiti avrebbe rifiutato con sdegno ma che oggi è vendibile con facilità.
Si tenga anche conto del fatto che gli atleti di professione portano spesso addosso un cartellino su cui è riportato un prezzo milionario e, per questo, sono sottoposti a controlli assidui e di regola molto raffinati. Se quei controlli non riescono a diagnosticare una condizione di rischio, dovremo ammettere il fallimento non solo delle tecnologie ma anche dei tecnici medici che di quelle tecnologie si valgono.
I mezzi di cosiddetta informazione sono estremamente discreti al proposito, e io mi fermo a proporre la lettura del poco che trapela:
https://www.tennisolistico.com/cosa-sta-accadendo-agli-atleti-professionisti/
Senza cadere in complottismi, io qualche idea su dove cercare ce l’ho, e non posso non domandarmi a che gioco stiamo giocando. Insomma, siamo di fronte a bizzarre coincidenze, ad incidenti di percorso o a qualcosa di cercato?
P.S. dell'8 aprile: Quando si racconta una bugia, è meglio raccontarla credibile. Ieri sera, per caso, leggo un comunicato che riporta come il malore di Nadal sarebbe dovuto alla frattura di una costola. Se posso permettermi di parlare di fatti personali, nel mio percorso sportivo io di fratture costali ne ho avute 13, e posso assicurare chiunque che, senza un trauma relativamente importante, le costole restano integre. Che, poi, una frattura di quel genere comporti uno svenimento, è cosa che, come si diceva nella Bologna di un tempo, si può raccontare solo al Kaiser (non ho idea del perché). Di certo ci sarà una schiera di "medici" pronta a strepitare che l'incidente può capitare anche senza alcun contatto (nel tennis, per chi se ne fosse dimenticato, i contatti non esitono), ma io sono pronto anche a ridere di loro. In secundis, come si vede chiaramente dalla fotografia che apre questo articoletto, un signore nerboruto appoggia il suo peso sul costato del campione spagnolo. Con una costola fratturata, è pneumotorace non assicurato, ma quasi. Insomma, non prendeteci per i fondelli. Di gonzi ne troverete certamente, ma qualcuno potrebbe far notare che l'imperatore sfila nudo.
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