Ormai diversi decenni fa, trovandomi a Vienna e godendo di qualche ora libera da impegni, entrai nello Jüdisches Museum, il museo ebraico cittadino.
Tra i vari cimeli trovai particolarmente interessante una lettera ormai parecchio sfumata nella mia memoria, ma non tanto da farmene dimenticare il succo. In breve, uno “scienziato” al lavoro presso un campo di concentramento scriveva a chi gli forniva le indispensabili cavie umane pregandolo di preferire nella scelta una certa etnia (non ricordo quale) perché chi vi faceva parte gridava in modo meno molesto rispetto al resto dell’umanità quando veniva sottoposto a certe, sempre indispensabili, prove. Ad un livello più basso perché i risultati sono meno immediatamente trasferibili sull’Homo sapiens, si asportano in tutto o in parte le corde vocali dei cani (“debarking” in termine tecnico) per evitare che quegli animali infastidiscano gli ”scienziati” con il loro latrare nel corso degl’indispensabili esperimenti. Insomma, per poter lavorare in pace è opportuno non essere infastiditi da certe manifestazioni.
Impossibile non riconoscere che gli “scienziati” di allora godevano di condizioni quanto mai favorevoli per il progresso della conoscenza, condizioni per lungo tempo, se non di fatto impedite, almeno ufficialmente condannate.
Quel che è certo è che la scienza non può essere arrestata e, meno che mai, per futili motivi. Ecco, allora, che, finalmente, gli “scienziati” di questo luminoso XXI secolo ricominciano a beneficiare di ciò che, almeno in parte, era andato perduto. Il vantaggio del momento è che la quantità di cavie tende a coincidere con la popolazione mondiale, le risorse economiche sono immense e la “legge” consente qualunque licenza, addirittura punendo chi, capricciosamente, pretende di sottarsi al suo dovere di cavia.
Tra costoro - pochissimi, in verità – c’è chi sfila per le strade cittadine, arrivando perfino a prendere a testate i santi manganelli dei custodi dell’ordine, e, allora, occorre intervenire.
Per grazia celeste l’Italia beneficia di una ministra dell’interno nella figura dell’avvocatessa Luciana Lamorgese maritata Armignacco, cavaliera di gran croce dell’ordine al merito della Repubblica italiana. Per il bene della Nazione, grazie ai poteri di cui è democraticamente investita e grazie all’abolizione di fatto di quell’importuno libricino chiamato Costituzione, la signora ministra si appresta a vietare i latrati.
Noi siamo felici, noi siamo contenti...
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