Io non ho mai amato la pizza. Però la pizza, come il caffè (che aborrisco), fa parte di una liturgia sociale con cui si afferma l’orgoglio di essere italiani.
Così, ieri sera, molto lontano dall’essere entusiasta ma pro bono pacis, sono andato in pizzeria: un locale dotato di uno spazio all’aperto davvero enorme.
Pochi minuti dopo il mio arrivo hanno fatto il loro ingresso tre signore apparentemente mie coetanee: quindi, vecchie. Accuratamente mascherate, si sono guardate intorno, forse per valutare se tra tavolo e tavolo fosse assicurato il distanziamento di legge che rende invalicabile al virus quel baratro metrico decimale. Poi si sono sedute, e una di loro, evidentemente la femmina dominante, con la voce legalmente distorta e attutita dalla maschera [art. 85 del Testo Unico di legge sulla pubblica sicurezza (R.D. n. 773 del 18 giugno 1931); art. 5 della L. n. 152 del 22 maggio 1975] ha chiesto alla cameriera, controllando con un giro di sguardo se tutti avessero udito: “Vuole vedere il passaporto vaccinale?” Le altre due, annuendo, hanno estratto il documento dalla borsetta.
Nella mia ormai troppo lunga vita ho conosciuto ragazzi cui la sorte aveva riservato un’intelligenza men che mediocre e che, incapaci di fare altro, si sono dati alla politica. Qualcuno di loro ha fatto strada. Nemmeno poca.
Noi italiani, bevitori di caffè e mangiatori di pizza, siamo storicamente assuefatti da considerare del tutto normale che i politici siano incapaci. Che, poi, siano corrotti è cosa che, almeno presso certe menti (?), li rende oggetti di ammirazione.
Non è da credere, però, che questi figuri chiamati abusivamente politici (la politica è la gestione virtuosa della cosa pubblica) siano padroni di loro stessi. Per sopravvivere nella sola posizione che permette loro di sopravvivere, costoro devono ubbidire a ordini che arrivano da chi il potere ce l’ha veramente, cosa cui si prestano allegramente con il solo timore di non essere abbastanza striscianti, rischiando di perdere il posto.
Sì, tutto questo è orribile e certifica la mancanza di dignità di un popolo ma, come si suol dire, “mal comune, mezzo gaudio” o, di rincalzo, “tutto il mondo è paese.” Viaggiate un po’ e capirete.
Con una preparazione meticolosa, da decenni chi detiene veramente il potere prepara un programma di depopolazione planetaria accompagnata dalla riduzione in schiavitù dei superstiti. E ora siamo ad una fase cruciale del progetto, un progetto che è arrivato al punto di rendere complici, spesso feroci, le stesse vittime. Tra loro i preti e i medici.
Da agnostico, lascio da parte i preti perché, se è vero ciò che sostengono, finiranno arrostiti per l’eternità.
Da addetto ai lavori, provo schifo per i medici.
E qui, ecco che mi si accuserà di fare d’ogni erba un fascio. È fin troppo ovvio che tra loro, come tra i preti, ci sono quelli veri, quelli che credono veramente in quella che non può altro che essere non un mestiere ma una vocazione. Tra loro, gli uni e gli altri, ho degli amici carissimi per i quali, al di là dell’amicizia, provo ammirazione.
Lo schifo è riservato a quelli di cui un altro medico che io certo non chiamo collega per non offenderlo parla: https://fb.watch/7wmQ4Es-cg/
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