In nome della tolleranza, si accetta, magari a denti stretti, davvero tanto, ma quando si esagera…
Approfittando malignamente delle falle della democrazia, i soliti terrapiattisti hanno preso l’abitudine, direi quasi la licenza, di organizzare manifestazioni di piazza contro la scienza, quella vera, la sola, quella che televisioni e giornali si sforzano quotidianamente di regalarci attraverso le illuminazioni di scienziati che, per ammirevole modestia, erano restati pudicamente nell’ombra per decenni, fuori dalle vergognose passerelle di chi si era permesso di allestire ricerche prive dei permessi necessari emessi dai benefattori farmaceutici. Passi: la democrazia costringe a questo. Per fortuna, per non far sì che qualche minorato psichico sia infettato dal cattivo esempio, con la saggezza che li onora, i mezzi di vera informazione tacciono o, se riportano qualcosa, praticano forti sconti sui numeri dei partecipanti e sulla frequenza di quelle sceneggiate. Grazie di cuore.
Ora, però, i terrapiattisti esagerano con le loro violenze. Per quel poco che abbiamo potuto osservare, costoro, non solo ignoranti ma aggressivi, hanno dato sfogo a tutta la violenza che li marchia come nemici dell’umanità. Muti di terrore, abbiamo visto alcuni di loro colpire con i testicoli i piedi di chi si prodigava paternamente per riportarli alla ragione, e nessuno ignora quanto un piede possa soffrire se colpito da muscolosi genitali. Ma questo non poteva certo bastare. Quegl’indemoniati se la prendevano con chi, invalido, portava un bastone, evidentemente per sorreggersi. Come se fosse arrivato un ordine da chissà dove, quella teppaglia cercava di spezzare i bastoni prendendoli a testate e gridando per intimidire i poveretti che, senza appoggio, barcollavano pietosamente. Abbiamo anche assistito con commozione a scene meravigliose di altruismo: per proteggere quei pazzi dal freddo c’era chi si stendeva generosamente su di loro. Come fermare le lacrime?
Adesso, però, davvero basta. Il popolo, terrorizzato, chiede di essere protetto. Come un politico nostrano ebbe saggiamente a consigliare, ci vuole il piombo. E, allora, si prenda esempio dal luminoso 1898 milanese del generale Fiorenzo Bava Beccaris.
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