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Sapienti sberleffi

il blog di stefano Oct 07, 2021

La Nuova Scienza si guarda allo specchio e, ammantata di pudibonda modestia, si ammira: “O quanta species!” avrebbe scritto Fedro. Invero, oggettività vuole che ci troviamo al cospetto di qualcosa di mirabile: in un batter d’occhio la Nuova Scienza ha partorito i vaccini che stanno sconfiggendo il virus più letale della storia planetaria.

Riservata ed umile com’è, la Nuova Scienza non mena vanto di tutti gli effetti benefici che i suoi figlioletti regalano all’umanità. Uno, mai menzionato neppure dagli/dalle sex symbol che ci ammaestrano in tibbù, è l’incremento vistoso del quoziente intellettivo di chi, saggiamente, si presta all’inoculazione del prodigioso preparato.

Ora, con la prudenza dovuta, si stanno riaprendo gli stadi, dove la prudenza è rappresentata da una robusta limitazione al numero degli spettatori. Questo perché la Nuova Scienza sa che il virus non colpisce se non dopo aver effettuato una conta rigorosa dei presenti. E la prudenza è rappresentata pure dalla certificazione che accompagna ogni spettatore: tampone o vaccino. Ed è proprio l’essersi sottoposti al trattamento che fa balzare alle stelle il quoziente intellettivo.

Una dimostrazione evidente ce l’hanno servita i vaccinati/tamponati di Firenze, i quali, attraverso una loro rappresentanza, hanno messo le cose in chiaro nei riguardi di tale Kalidou Koulibaly, un francese calciatore per professione che si è macchiato del più grave tra i peccati originali: ha la pelle di un colore che non è quello giustamente gradito ai fiorentini. Se non è un affronto quello, mi chiedo dove ci sarebbe licenza di spingersi. Faccio notare che il Koulibaly risulta essere recidivo impenitente, non avendo a tutt’oggi provveduto a virare ad un colore delicatamente roseo come si conviene ad un essere umano.

A Milano, pochi giorni dopo, non si è voluto essere da meno. Ieri sera si sono affrontate le squadre nazionali di calcio in rappresentanza di Italia (siam pronti alla morte) e Spagna (forse unico inno senza parole). E alle prime note della Marcha de Granaderos il popolo dei morti surse cantando (cito da Carducci), anzi, fischiando. Sì: è così che ci si afferma e si mette in chiaro la superiorità nei riguardi degli “altri”, e i biechi iberici hanno imparato la lezione.

Ma l’intelligenza faticava a restarsene confinata nei mirabili crani di non pochi presenti, e i fischi risuonavano severi ogni volta che tale Donnarumma Gianluigi da Castellamare di Stabia di ruolo portiere toccava il pallone. Gravissima la sua colpa: aveva cambiato posto di lavoro, recandosi addirittura presso i cuginastri francesi. Sono certo che tutti coloro che si sono eroicamente impegnati ad insultare il reo Donnarumma avevano in tasca una copia del Misogallo di alfieriana memoria.

Senza che le cose abbiano un significato, qualcuno potrebbe andarsi a leggere come finisce il verso di Fedro e com’è finita la partita.

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