Il progresso… Sì: noi progrediamo per quanto riguarda la tecnologia, ma dentro restiamo sempre gli stessi.
A fine Settecento, negli anni poco allegri della Rivoluzione Francese, un tale Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, avvocato investito per un certo, relativamente breve periodo, di enorme potere, diceva che, disponendo di una qualunque lettera, non importa di quale contenuto, avrebbe potuto facilmente farne ghigliottinare l’autore. Giusto a titolo di curiosità, quel signore lasciò poi che la testa cadesse nel cestino del ghigliottinatore, con un tonfo salutato dagli evviva di una folla entusiasta, la stessa che fino a pochissimo prima ne aveva osannato le imprese. Così va il mondo.
Già allora scegliere frasi o frammenti di frase fuori contesto e ricamarci sopra era tecnica ampiamente praticata. Oggi, con la tecnologia di cui disponiamo, anche un ragazzino sarebbe capace di comporre qualunque esternazione, attribuendola a chi fa comodo attribuirla.
Un amico mi segnala che in una delle emittenti televisive di regime, quelle condotte dai lacchè spacciati per giornalisti, sono stato onorato dell’attenzione di chi porta a casa la pagnotta lavorando indefessamente per la cottura dei cervelli. Naturalmente, a quanto mi viene riportato (io non seguo la psicopornografia di regime), si è proceduto ad un’opera di “ritocco” di ciò che ho detto, liberandolo dal contesto, e di questo nessuno si stupisca. Anzi, se ne goda.
Nel caso particolare, stando all’amico, ci si strappava le vesti al cospetto delle mie scandalose opinioni (Costituzione art. 21 requiescat in pace) sulla guerra tra Ucraina e Russia.
E, allora, per chi non ha ancora il cervello cotto, chiarisco il mio pensiero, senza, naturalmente, pretendere consenso.
Da sempre il Pianeta è teatro di un numero di guerre tale da sorprendere il non addetto ai lavori che ne venisse a conoscenza. La quasi totalità di queste guerre, alle quali si potrebbero unire anche condizioni non di guerra guerreggiata ma di dittatura che oltrepassano ampiamente i confini della crudeltà, è del tutto ignorata. Non così quella che interessa l’Ucraina.
I motivi sono tanti, compreso quanto l’ENI si ritrova come guadagno: dall’inizio dell’anno a giugno 7,39 miliardi di utile; e si veda https://www.editorialedomani.it/economia/la-guerra-continua-a-fare-bene-ai-conti-delleni-utili-cresciuti-del-670-per-cento-ui3ckw8u. Ma certo non solo quello è l’unico motivo.
Cercando di essere breve a costo di sollevare altri clamori, io non provo alcuna simpatia per il regime ucraino, un regime che, persino in certi simboli, mi ricorda qualcosa della Germania dei primi Anni Quaranta. Non provo simpatia per il suo líder máximo, se non per il fatto che era un divertente virtuoso del pianoforte suonato con un organo maschile impari, e non mi pare che da allora sia migliorato. Non provo simpatia per come il regime ucraino tratta la minoranza russofona. Non provo simpatia per i medici ucraini che, invece di fare il loro dovere in patria, trovano fortuna da noi con la Grivnia trasformata in Euro. Detto per inciso, il loro titolo di studio non è mai stato riconosciuto in Italia (https://www.mur.gov.it/it/aree-tematiche/universita/equipollenze-equivalenza-ed-equiparazioni-tra-titoli-di-studio/titoli e https://www.parmateneo.it/?p=65700 fra gli altri), ma i nostri “statisti” hanno fatto un’eccezione apposta per loro, con tanti saluti a chi ha superato il test d’ingresso per il numero chiuso e a chi si è impegnato senza cercare scorciatoie. Poi, quelli non hanno sostenuto l’esame di stato di abilitazione, e, naturalmente, non sono iscritti all’Ordine professionale. Ma a noi non importa. E quasi mai parlano l’italiano e, dunque, forse hanno qualche difficoltà anche solo a comprendere di che cosa mai si lamenti il loro occasionale paziente, e temo che ignorino quali farmaci, almeno il nome commerciale da riportare nella ricetta, sono disponibili da noi. A mio parere, non fosse altro che perché il loro titolo è qualcosa su cui mi permetto di dubitare e che mortifica chi ha compiuto regolarmente il percorso di legge, costoro non devono poter esercitare la professione nel nostro paese. Eppure, questi sostituiscono i medici che hanno preteso di lavorare “in scienza e coscienza”, e che il titolo ce l’hanno, oltre a tutto il resto.
In spregio alla Costituzione (articoli 11 e 78) il regime italiano sovvenziona una guerra che, nella migliore delle ipotesi, non ci riguarda. In spregio al bene comune di cui dovrebbe istituzionalmente occuparsi, il regime italiano dirotta verso la guerra risorse economiche sempre più essenziali e irrinunciabili al nostro paese, in troppe circostanze ridotto alla miseria e alla disperazione per avergli sottratto non solo il presente e il futuro, ma anche la speranza. Non credo che la mia antipatia si mitigherà quando, per comprare le loro bombe, una miriade di quelle piccole aziende che da sempre hanno retto l’Italia non potranno più pagare le bollette dell’energia, e non ce la faranno a restare aperte. Né mi saranno più simpatici quando la fame andrà a braccetto con il freddo di un inverno che tra non molto sarà qua e che, magari, trascorreremo chiusi in case trasformate in frigoriferi grazie ad un regime che tutto fa tranne che quello che istituzionalmente dovrebbe fare: il bene del suo popolo.
Curiosamente, a nessuno tra coloro che versano calde lacrime per l'Ucraina è mai passato per il capo di muovere un dito per quegli esseri umani, e sono tanti, che devono rinunciare al cibo perché chi li comanda preferisce acquistare armi. Ma di quelli, a noi che c’importa? Dopotutto, anche noi siamo indirizzati su quella strada. Vorrà dire che andremo a cercare scarafaggi e lombrichi, e la pancia la soddisferemo così. E per il freddo, prudentemente distanziati, aliteremo nella stanza. Scientificamente è l'Effetto Bue e Asinello applicato venti secoli fa a Betlemme.
Con tutto il rispetto che merita chi vende la propria dignità spacciando notizie distorte e che meritano gl’ipocriti da bar, perché dovrei io, ipocritamente, raccontare fandonie? La posizione che il regime italiano ha assunto nei riguardi di quella guerra di cui, oggettivamente, non c’importa un fico secco è semplicemente catastrofica per i nostri interessi di cittadini già vessati nelle maniere più fantasiose.
Mi rendo conto che siamo in preda ad una pandemia d’istupidimento collettivo coltivato con dedizione da anni, ma io proprio non ce la faccio a calare le mutande come pare sia atteggiamento auspicato da chi ne ricava un vantaggio, ed apprezzato da molte delle stesse vittime trasformate in complici, non di rado attivi fino alla ferocia. E di quello che racconta la tibbù me ne infischio: io la guardo ogni giorno. Ma spenta.
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