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Un giorno la nave affonderà

il blog di stefano Jan 29, 2022

Uno degli espedienti più efficaci per impadronirsi o, se già lo si è fatto, per mantenere il dominio sui cervelli è quello di generare una confusione inestricabile.

Dopo avere atterrito con stravaganze ridicole anche persone fino ad un attimo prima nel pieno possesso delle loro facoltà mentali, e la paura vince a mani basse sulla razionalità, resta da trattare opportunamente la pretesa di godere di diritti.

Il primo attacco, come fosse un preliminare, va sferrato contro chi sostiene che i prodotti etichettati come vaccini, vaccini non sono. Beh, un qualunque studente di farmacologia non avrebbe dubbi in proposito, e nessun farmacologo che non sia disposto a giocarsi un barlume di prestigio avrebbe mai la faccia tosta per smentirlo. Ma è sufficiente travestire da farmacologo una comparsa da filmetto da quattro soldi e lanciarlo attraverso la magica tibbù, facendogli sostenere qualunque grottesca assurdità faccia comodo a chi gli passa l’elemosina.

Il passetto successivo è quello di raccontare che lo pseudovaccino è stato sperimentato, il che costituisce non solo un falso clamoroso ma è l’autodichiarazione d’ignoranza più indiscutibile da parte di chi si rende protagonista di un’enormità simile. Qualche giorno fa ho dovuto subire la “spiegazione” di qualcuno che non etichetto per decenza: il “vaccino” è sperimentato perché lo hanno usato centinaia di milioni di persone. Non credo occorra perdere tempo al cospetto di una cretinata simile, perché offenderei chi mi legge.

Del tutto indispensabile, poi, è cancellare uno dei pilastri della scienza: quello d’imporre sempre e comunque il confronto. In quel modo, vietando la verifica, si ottiene credibilità nelle teste di una massa già contaminata culturalmente e psicologicamente, dandole ad intendere che assurdità mortificanti siano “la scienza”.

A questo punto si contrabbandano con facilità i vari insulti alla buona pratica medica, nella fattispecie un elenco particolarmente nutrito, il disprezzo delle regole che impongono controlli ferrei e indipendenti con tanto di confronto sui farmaci iniettabili, l’infischiarsi bellamente delle regole su trasporto e conservazione dei farmaci, e chi più ne ha…

Tutte queste “inosservanze”, invece di finire al cospetto di un magistrato, diventano miracolosamente consuetudine e, ipso facto, non solo sono accettate da (quasi) tutti, ma addirittura sono trasformate come per magia in “scienza”. E chi osa levare una voce critica potrebbe non uscirne indenne, stante il fatto che i diritti vengono regolarmente tramutati in delitti. Sia sufficiente constatare le esibizioni di personaggi inaggettivabili gabellati per giuristi o addirittura per costituzionalisti che potrebbero essere facilmente svergognati da un ragazzino delle scuole medie, se solo esistessero ancora scuole che si sono salvate.

Noi italiani siamo un popolo con spiccate caratteristiche ovine, e, come per chi ci è così etologicamente affine, siamo la più facile delle prede.

Fuori di qui, fuori da questo ovile diventato stabulario, qualcuno caratterizzato da una dignità che a noi è estranea sta perdendo la pazienza, e chi sta al timone comincia a temere, se non altro, per la poltrona. E, allora, qua e là nel mondo cominciano a susseguirsi cambi di rotta e qualche dietro front. La Comunità Europea stessa, di cui curiosamente e forse comodamente, e, forse ancora, per qualcuno vantaggiosamente facciamo parte, si esprime in un modo che pare stridere in diversi punti con quanto corre in Italia, e, da quanto so, i dettati europei prevalgono giuridicamente sui diktat caserecci.

Eppure…

Eppure, ecco la confusione: nessuno pare capirci niente e, da quanto appare, nessun magistrato chiede ragione di fin troppo palesi infrazioni. Il semplice ritrovare mai sanzionato il rappresentante delle forze dell’ordine che rifiuta di qualificarsi dopo essere stato protagonista di atti opinabili, o, un gradino più in basso, essere forzati a rivelare fatti del tutto privati a controllori cui manca qualunque veste per svolgere quella loro attività sono sintomi evidenti di una malattia sociale che rischia di aggravare una situazione già ora non facile da rimediare. Nessuno ci capisce niente semplicemente perché la confusione è del tutto funzionale al mantenimento di uno stato di fatto che fa quanto mai comodo a qualcuno che “conta”. In questo modo, si deruba il cittadino della sua facoltà di rivolgersi al magistrato per vedere rispettati i diritti garantiti dalle leggi, vale a dire dal contratto inalienabile tra governante e governato. Se il cittadino non lo fa è moltissimo per ignoranza, molto per la distorsione psicologica di cui è vittima indotta ad essere consenziente, e non poco perché è ormai convinto che perderebbe il suo tempo, portandosi a casa solo delusioni. Ecco, allora, che china il capo rassegnato e che in questo paese senza dignità è possibile mettere in atto un dispotismo sempre più soffocante, senza, di fatto, alcuna opposizione di qualche portata.

Forse è questo che gl’italiani vogliono. E forse è così che noi potremmo restare ancora per un po’ uno degli ultimi baluardi di una follia che sta naufragando quasi ovunque. Quando da noi?

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