Invariabilmente, tutti i giorni, ricevo una raffica di messaggi di persone che, non sapendo più dove sbattere la testa, magari fallito il tentativo a Lourdes, si rivolgono a me.
I casi più comuni sono quelli di chi, “vaccinato”, non se la passa proprio bene. “Che fare?” è la domanda, fiduciosi che, come nei telefilm e nei romanzi rosa, ci sia un rimedio e un lieto fine per tutto. La mia risposta è che, nella migliore delle circostanze, io non ho risposta. L’ufficialità pullula di luminari, addirittura con un sex symbol tra loro, e senza dubbio quelli saranno all’altezza di risolvere il problema.
Poi ci sono le domande su quale sia la mascherina che non faccia male. La mia risposta è “quella che vi disegnate sulla pelle con il pennarello.”
Proseguendo, l’altra domanda è relativa a quale vaccino sia davvero utile. La risposta è che sono tutti utili per tanti bilanci, industriali o famigliari che siano.
Infine, volendosi fermare qui, ricevo continuamente richieste di persone che chiedono un incontro personale o altre che vorrebbero vedermi in qualche piazza. Non fatelo, perché io non incontro nessuno e in piazza non ci vado. Chi vuole, legga i miei libri o mi ascolti il venerdì sera su Free Health Academy.
Stante il fatto che io non sono né un medico né un guaritore, vi prego: non affollate la mia posta con queste richieste. Perderemmo entrambi il nostro tempo.
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